30 gennaio 2009

Sesso, morte, bestialità e dolcezza

Marco Palasciano e Luca Iavarone ci svelano, tramite la mailing list di Radio di Massa, che:


La sesta puntata di Siamo tutti poeti laureati, in onda alle 14.15 di venerdì 30 gennaio 2009 (poi la registrazione la troverete qui), sarà una scorpacciosa carrellata sulla poesia italiana dal Duecento al Novecento, noi scegliendo fra i poeti scelti da Giacinto Spagnoletti per una vecchia antologia popolare, da anni fuori commercio.

libriniIn tale scelta al quadrato, o meglio quadrato-radicale, abbiamo compiuto esclusioni clamorose – la divina Commedia, Leopardi, le poetesse ecc. –, giustificate dalle inclusioni delle cose escluse in puntate vecchie o future.

Fili inconsci, intanto, si sono dipanati; e le poesie e i poetici frammenti sono emersi, dai quattro tascabilini, non come relitti ma cime di unitarie montagnole sottomarine, spinte a disabissarsi, e farsi nostre, dagli astri e da oscure dee madri; e quivi la dorsale piú d’altre rizomatica s’è rivelata essere la Donna: ché gli italiani sono mammoni e farinielli.

Cosí, il periodo tardomedievale è uscito caratterizzato dalle Donne piú o meno di paradiso, sulle quali variamente sospirano Dante e Petrarca; e delle quali Sacchetti ha una simpatica visione in un boschetto, tra la pioggerellina, esse a coglier erbe, e col suo metro libero par quasi anticipare ’l Novecento di Palazzeschi e frati; mentre fra’ Iacopone visiona la Madonna, straziata dai tormenti calvarici del figlio, e che ci strazia di rimbalzo con tutto il peso dell’Ultimo Mito.

Il Cinque-Seicento, schiacciato tra Controriforma e razionalismo, si svela spampanato ricettacolo di Morbosità, violenza, tette e uccelli: i mediconi di Berni contemplano il papa agonizzante come appollaiati corbacchioni, Marino svolazza decadentemente intorno a un usignolo di cui analizza il contrappunto, Tasso si strugge nel perverso gioco di marionettarci Tancredi e Clorinda a morte; e mentre tra i seni di lei, al termine del bestiale combattimento, Tancredi affonda la spada, lo spagnolante nostro conterraneo Sgruttendio de Scafato si compiace dei grassi seni dell’amata Cecca, di faccia racchia come si conviene a un’epoca in cui il gusto or decàde or troppo innalzasi, sbaroccando a spiràleo schizzo onanico.

E il Sette-Ottocento è Dolce vita, amara morte: Baffo sguazza nel fontanone felliniano del piú venezioso edonismo; il prete Parini ci sbigottisce con le sue nude voglie ’e na femmena bbona; di contro, i buoni Belli e Mercantini e Pascoli contemplano vittimistici e martirologici il nulla finale, chi piú chi meno cogli occhi ingombri di fantasmi e lacrime, chi tra spighe, chi grani di caffè: vano è sbattersi, ’a morte è na livella.

Infine, il Novecento è il regno delle Casalinghe piú o meno disperate, dove non pare esserci piú spazio per la passione; Trilussa ci porta tra scialletti e tra conigli; s’inconiglia e variamente imbestia fin la moglie di Saba; e Gozzano, rinunciato alla vita attiva, si rinchiude in casa con una scimmia, la mamma e uno zio demente, mentre Sbarbaro si rivolge al babbo e Pasolini alla mamma, quasi Madonna: et il cerchio dei secoli si chiude; e una puntata piú eterosessuale di questa non s’era mai sentita. Titolo complessivo:


Sesso, morte, bestialità e dolcezza.
Antologia della poesia italiana
scegliendo tra le scelte di Giacinto
Spagnoletti: diciotto
poeti dal Duecento al Novecento,
tra le madri di Cristo e Pasolini.

Accezioni della parola «negro» [Commenti a «Nel precipizio tra latino e oro»]

#1  30 Gennaio 2009 - 21:48
A proposito della prima nota suppongo che, ne Lo cunto de li cunti, negro stia per "sventurato" per metonimia, in ragione del fatto che gli africani che vivevano a Napoli nel Seicento o vi transitavano non dovevano essere esattamente degli esempi viventi di una mirabile integrazione e di una democratica estensione delle possibilità di ascesa sociale.
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#2  30 Gennaio 2009 - 23:46
Ma no! suppongo che «negro» indichi semplicemente il notturno colore, e l'infelicità cui relazionasi. Confronta con Jacopone da Todi, nella cui epoca mi pare non vi fosse ancor la tratta:

«figlio de mamma scura».
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#3  31 Gennaio 2009 - 12:06
In napoletano, però, tanto in quello odierno che in quello secentesco, il «notturno color» è niro, non negro, che invece è lo spagnolismo preso in prestito, appunto (non so in che secolo, precisamente, ma a quanto pare già noto a Basile) per indicare il colore della pelle dei camiti.
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#4  31 Gennaio 2009 - 15:50
Ma quale spagnolismo? è un latinismo!
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#5  31 Gennaio 2009 - 16:43
Come latinismo è improbabile. Perché infatti non avrebbe dovuto suonare nigro, che è ancor più etimologico e in oltre familiare per una lingua dal vocalismo tonico metafonetico come il Napoletano?
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#6  31 Gennaio 2009 - 16:47
Errata: in oltre
Corrige: inoltre
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#7  31 Gennaio 2009 - 17:53
Insisto: la parola «negro» usavasi,
e ciò fin dai primordi del volgare,
per riferirsï al colore nero.
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#8  17 Maggio 2011 - 08:03
Se pareva boves,
alba pratalia araba,
et albo versorio teneba,
et negro semen seminaba.
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29 gennaio 2009

Nel precipizio tra latino e oro

Ci giunge notizia che Sua Santità Benedetto XVI ha riaccolto in seno alla Santa Madre Chiesa l'ex ex-vescovo (sic) Richard Williamson, negro* negazionista che – ricorda Pino Corrias su «Vanity Fair» del 28 gennaio 2009 – «considera i lager “una invenzione degli ebrei”», e che «ricalcola le dimensioni dell’Olocausto in una misura per lui di evidente tollerabilità cristiana: “Di ebrei ne saranno morti al massimo due o trecento mila”» (corsivi nostri), e che sostiene le camere a gas non essere mai esistite.**




Richard Williamson, per gli amici Mister Simpatia.


Sua Eccellenza è stato riabilitato dall'attuale papa insieme con gli altri vescovi lefebvristi scomunicati nel 1988 da Giovanni Paolo II. «Tutti», scrive Corrias (le cui righe spezziamo,
da qui in poi, così da evidenziarne l'istintiva scansione in begli settenari e endecasillabi),


      ultraconservatori.
      Nemici del Concilio
Vaticano II. Ostili al dialogo
      con le altre religioni.
      Strenuï difensori
      di ogni embrione non nato,
      ma genuflessi a quel
Dio dell’intolleranza e della guerra
che benedice gli eserciti in marcia
     tra ïl sangue di uomini
     vivi, purché infedeli. Il
Papa li ha riabbracciati con un gesto
che dovrebbe stupire il mondo non per
la clemenza, ma per la resa. Che
volta le spalle alla decenza, nega
     la verità, conduce
     al precipizio anche
se rivestito di latino e oro.



* Nell'accezione non di «persona di colore», ch'egli non è, bensì di «disgraziato»; vedi per es. Giambattista Basile, Lo cunto de li cunti, passim; e per «disgraziato» intendiamo, qui, «lungi dalla Grazia» divina.

** L'Accademia Palasciania, ça va sans dire, dissente dalle idee williamsoniane. Non così don Floriano Abrahamowicz, capocomunità lefebvrista di Treviso: «So che le camere a gas sono esistite per disinfettare, se abbiano fatto morti non lo so» (ANSA).

28 gennaio 2009

Siamo tutti poeti omosessuali

Avendo nel post precedente accennato al famigerato paragrafo 175 del codice tedesco ante 1969, cogliamo l'occasione per tornare sul "veto" vaticano alla depenalizzazione mondiale dell'omosessualità, riportando nel post presente i link alle otto parti di un video che non è che, arricchita di titoli e d'immagini, la seconda puntata dello show Siamo tutti poeti laureati, andata in onda su Radio di Massa il 19 dicembre 2008.

Qui sotto, scavalcato il dipinto di Alma-Tadema, trovate il sommario: cliccate sui numeri, e s'apre YouTube. Le poesie indicate da un asterisco azzurro sono nella traduzione di Marco Palasciano. Oltre a lui hanno voce nello show Luca Iavarone, come di consueto, più le guest star Roberto Gaudioso, per l'inserto africano e africanistico, e Luca Marangolo, per l'inserto su San Pier Damiani.


Lawrence Alma-Tadema, Saffo e Alceo (1881). Notare la corona di lauro sul cuscino.


1.
INTRODUZIONE


2.
POESIA SACRA E POESIA PROFANA

I.
Il sacro. Poesie d'amore proibito
ovvero
Siamo tutti poeti omosessuali

● I. SAFFO, frammento 96

● II. CAIO VALERIO CATULLO, carme 99*




INSERTO

● SAN PIER DAMIANI, passi dal Liber gomorrhianus


3.
INSERTO

● SAN PIER DAMIANI, passi dal Liber gomorrhianus



POESIA SACRA E POESIA PROFANA

I.
Il sacro. Poesie d'amore proibito

ovvero
Siamo tutti poeti omosessuali


● III. MARINO CECCOLI, Amor me tra' de mente ogn'altra cosa

IV. WILLIAM SHAKESPEARE
sonetto 116
*
sonetto 112*
sonetto 61*


4.
INSERTO

● EDGAR LEE MASTERS, Wendell P. Bloyd


5.
POESIA SACRA E POESIA PROFANA

I.
Il sacro. Poesie d'amore proibito

ovvero
Siamo tutti poeti omosessuali


● V. PAUL VERLAINE, Versi per essere calunniato

VI. FEDERICO GARCÍA LORCA

Sonetto del dolce lamento
*
Voce nascosta dell'amore oscuro
*
L'amato dorme sul petto del poeta
*
Notte dell'amore insonne
*

● VII. MARCO PALASCIANO
, Antimateria


6.
POESIA SACRA E POESIA PROFANA

I.
Il sacro. Poesie d'amore proibito

ovvero
Siamo tutti poeti omosessuali


VIII. LUIGI ROMOLO CARRINO
A.
Incombenza del quando penso a te


7.
INSERTO
Poesia africana e poesia africanista

EUPHRASE KEZILAHABI
La fonte
Aprite la porta

● ROBERTO GAUDIOSO
, Italia che vai


8.
POESIA SACRA E POESIA PROFANA

II.

Il profano. Sonetti vaticani

ovvero
Siamo uomini o cardinali?


I. GIUSEPPE GIOACHINO BELLI
Er papa
Cosa fa er papa?
La cuscina der papa
La vita der papa

● II. MARCO PALASCIANO
, Sonetto scritto in macchina, venenno/ alla rassegna de poesia umoristica,/ su richiesta der Belli anzi Bellini

In memoria dell'Omocausto e oltre

La giornata del 27 gennaio è stata particolarmente impregnata d'impegni (fra l'altro dalle 14.30 alle 20.30 ca. abbiamo scortato un sodale a prendere in consegna da una tipografia del vesuviano le copie della Messalina per conto del clan Marchese, e a fare un tour de force distributorio per varie sparse librerie di Napoli, e un salto a Fratta a posare due pacchi del libro prima di tornarcene nel casertano, il tutto sempre sotto una pioggia da canto VI dell'Inferno e con il parabrezza ad appannarsi una continuatione per la ventola guasta): e così, ci siamo dimenticati della Giornata della Memoria. Rimediamo oggi, col segnalarvi per vostra erudizione e edificazione il documentario di Rob Epstein e Jeffrey Friedman Paragraph 175 (2000).





Richard Grüne, Solidariety



Da un articolo di Roberto Malini*

sull'artista tedesco Richard Grüne (1903-1983):


La Gestapo [...] nell’ottobre del 1937 lo deportò presso il campo di concentramento di Sachsenhausen, dove rimase fino all’inizio di aprile 1940, quando venne trasferito a Flossenbürg. Cinque anni dopo, quando le forze di liberazione americane raggiunsero il lager in cui era detenuto, Grüne fuggì e raggiunse la sorella a Kiel. Dal 1934 al 1945 l’artista aveva subìto umiliazioni e vessazioni inumane, soprattutto a partire dal 1940, quando Himmler promosse una repressione violenta contro gli omosessuali nei lager, comprendente cure sperimentali farmacologiche, esperimenti chirurgici, tortura e castrazione. [...] Al termine della guerra si registrò l’arresto di 100.000 omosessuali. Nei luoghi di internamento e sterminio il 60% dei prigionieri omosessuali perse la vita. Molti sopravvissuti furono nuovamente incarcerati, ancora in base al paragrafo 175, che rimase in vigore fino al 1969. Tuttavia le leggi discriminatorie in Germania furono definitivamente abolite solo nel 1994. Nel 1947 L’artista cercò di portare all’attenzione del mondo la tragedia della deportazione degli omosessuali, pubblicando un portfolio di sue litografie in edizione limitata: Passion de XX Jahrhunderst, «Passione del XX secolo».



* Soggettista e sceneggiatore del cortometraggio di Dario Picciau Grüne Rose (2006).

27 gennaio 2009

La macchina del tempo di Jarry

«Grazie alle azioni girostatiche, la macchina è trasparente agli spazi successivi del Tempo. Non dura, e conserva senza durata, al riparo dai fenomeni, il suo contenuto. Che oscilli nello Spazio, che l'Esploratore abbia persino la testa bassa, egli vede nondimeno normalmente e continuatamente nello stesso senso gli oggetti un po' allontanati, perché non ha punti di riferimento, essendo trasparente tutto ciò che è prossimo».

Onoriamo l'opera traduttoria di un nostro accademico di prim'ordine, Antonio Del Castello
, che ha reso fruibile al pubblico italofono due saggi di Alfred Jarry, Il tempo nell'arte e un Commentario alla costruzione pratica della macchina del tempo, ambedue pubblicati in appendice alla Messalina di fresca stampa per i tipi della Marchese editore.


Il Commentario, di cui sopra riportavamo l'incipit del cap. IV nella traduzione delcastelliana, compie nel 2009 cento anni. Di séguito la sua articolazione.
 I. La natura del mezzo

II. Teoria della macchina

III. Descrizione della macchina
IV. Movimento della macchina

V. Il tempo visto dalla macchina







A come Amore, P come Paura

Sabato 31 gennaio 2009, ore 18.59, a Palazzo Fazio, via Seminario 10, Capua, la Cooperativa culturale Capuanova inaugura la mostra dell'artista bolognese Antonia Ciampi L'abbecedario del potere: ventidue cuscini quadrati, ciascuno depositario di una lettera dell'alfabeto e di una parola e un'immagine riferite al potere e a un potere.


Amore, Burattinaio, Chiesa, Droga, Esercito, Forza,
Gabbia, Harem,
Inchiostro, Legge, Maschera,
Nascondiglio, Omertà, Paura, Quantità, Ragnatela,
Successo,
Tessera, Usura, Verità, Zecca, Armi.

A ciascuna parola è associato uno di Ventidue frammenti dal canzoniere in progress di Marco Palasciano, nel catalogo della mostra; catalogo che diventa così, udite udite, la prima antologia palascianesca ufficialmente edita.



Due pagine dal catalogo (in versione provvisoria).

Nasce Marchese, esce «Messalina»

Che soddisfazione! è nata in Campania una nuova, giovane e severa casa editrice fondata da un nostro accademico onorario*, l'eccellentissimo filologo frattese-parigino Antonio Petrossi, e parentado: la Marchese editore ONLUS; e oggi, martedì 27 gennaio 2009, ne esce in libreria il primo volume: Alfred Jarry, Messalina. Romanzo dell'antica Roma («sulle gesta metafisico-erotiche della più controversa imperatrice romana: la sua ricerca dell'Assoluto attraverso l'esperienza del corpo»), nella traduzione di un eterogeneo team che, oltre al traduttore ufficiale Giovanni Pezzella, ha incluso tra l'altro l'«alto sodale etico» di cui nei Boschi ombrosi e, seppure in qualità di mero collaboratore alla limatura del tradotto, fin il Presidente stesso della nostra Accademia: e di lui pure, Marco Palasciano, è la copertina; di Luigi Morrone l'introduzione; del Petrossi le certosine, di più, petrossine note; di Antonio Del Castello le appendici.


Segue aggiornando elenco delle prime librerie dove, da oggi (Dante & Descartes) o al più presto, l'opera è o sarà disponibile affinché possiate non dico acquistarla, ché sarebbe pubblicità commerciale e noi l'aborriamo, ma chiederla in visione là un momento, quantomeno per meglio rimirare la sua meravigliosa copertina.

Dante & Descartes, via Mezzocannone 75, Napoli
Guida Sandomenico, piazza San Domenico Maggiore 14-15, Napoli
Liguori, via Mezzocannone 21, Napoli
Macondo, via Porta di Massa 4, Napoli
Treves, portici di piazza del Plebiscito 11-12, Napoli

Foschini, corso Durante 243, Frattamaggiore

Spartaco, via Giuseppe Martucci 18, Santa Maria Capua Vetere

Guida Capua, corso Gran Priorato di Malta 25, Capua
Uthòpia, portici di via Duomo 11, Capua


* Qui e altrove, «accademico onorario» vale come sinonimo di «Socio Ornamentale».

25 gennaio 2009

Glossario per xenofoni e ignoranti

Ecco alfabelencati tutti gli hapax, e gli altri termini inconsueti per la «medìetas della lingua attuale»*, stipati nel precedente e nel presente post (faccio presente che non è che io li abbia spremuti dal tubetto dell'artificio allo scopo di épater le bourgeois, che poi è la cosa più borghese al mondo, ma mi escono affatto** naturali – complice endecasillabomania – quando sono eccitato):

aciètica: dotata di oculatezza, e in ordine come un soldato in una schiera.
agir: essere attore.
alfabelencàti: elencati in ordine alfabetico.
arduore: qualità dell’essere arduo.
caleidoscoppiettante: caleidoscopico e scoppiettante.
contrappensare: fare da contrappeso, e opporre un pensiero a un altro.
e’: egli.
endecasillabomanìa: tendenza a scrivere in endecasillabi.
épater le bourgeois: provocare uno shock culturale in una persona di mentalità borghese.
eudosata: ben dosata.
exemplare: esemplare.
exemploso: rigoglioso della dignità di essere considerato un exemplum.
gnòsceci: ci conosce.
gnosciamo: conosciamo.
hapax: termine che compare una sola volta in tutta la letteratura considerata.
herlitzkesco: di Roberto Herlitzka.
interrogosa: costellata di punti interrogativi.
limpidoammirévole: ammirevole da parte di un’anima limpida.
medìetas: qualità media.
memento semper: ricorda sempre.
mènoma: minima.
monologizzato: trasformato in monologo.
òsric: nulla, una minchia; dal personaggio di Osric nell’Amleto.
ovilmente: pecorescamente e vilmente.
perch’: perché.
persònæ: personaggi.
poetscienza: poesia, o coscienza poetica.
quai: quali.
riccgoroso: ricco e rigoroso.
sdèbito: atto dello sdebitarsi.
senzasostare: procedere senza sosta.
spiego: spiegazione.
variamenti: variazioni.



* Domenico Pinto, introduzione a Marco Palasciano, Prove tecniche di romanzo storico, Lavieri, 2006 (non vi stiamo invitando ad acquistarlo; ché sarebbe pubblicità, e noi ciò aborriamo; ma soltanto a sfogliarlo in biblioteca).

** Ricordiamo che affatto significa «del tutto». Solo gli ignoranti usano affatto come sinonimo di «niente affatto».

«Ex Amleto», exemplare agir completo


Gli sventurati che non abbiano mai né letto l'Amleto né veduto un Amleto, non avranno capito un osric dello spettacolo. Noi invece ah! abbiamo goduto pazzamente, smisuratamente.

Di che stiamo parlando? dell'Ex Amleto di Roberto Herlitzka, in scena al Galleria Toledo fino a questa domenica*; un Amleto ridotto (ma è riduttivo dire «ridotto», perch'intatta è la cubatura del suo mondo) a un caleidoscoppiettante e  riccgoroso monologo fiume, talmente fedele a Shakespeare e al suo spirito da non essere ovilmente fedelissimo alla sua lettera, bensì qui e lì guizzante di minuti variamenti, motrice un'ironia sapiente, acietica, eudosata a contrappensare il tragico.

L'arduore per il quale i miseri profani si sarebbero vòlti spesso**, all'interrogosa questua d'uno spiego, tal è: che le battute delle altre personæ, salvi rari momenti, sono assenti; per cui, chi non le sa, non può saperle; e che una scena scivola nell'altra rattamente, senza menoma pausa a menomare il flusso di poetscienza, quai fotogrammi senza dissolvenza. Che sevizia a colór, ma a noi delizia!

M
ai avevamo visto prima d'ora un Amleto monologizzato più exemploso dell'herlitzkesco, limpidoammirevole - se d'esso non bastasse l'intrinseca virtù - pure per il senzasostare del venerabile attore (un'ora e mezza e più); e qui non lo si àdula né adùla***, ché noi non lo gnosciamo ed e' non gnòsceci. Né gratis siamo entrati, eh! il Presidente sborsò; non sol per sé, ma pure per tre Soci Ornamentali dell'Accademia (tutti della Top Ten dell'Amicarium 2008): chi per sdebito grato, chi dono genetliaco, chi pietà.

E tu, viandante del web  che di qui passi, se puoi, va', questo pomeriggio e sera; va', e vedi. Vedi, e godi. Godi, e memento semper.



* Domenica 25 gennaio 2009, ore 18.00, teatro Galleria Toledo, via Concezione a Montecalvario 34, Napoli.

** Cfr. Inf. VI 21; ma «arduore», ci siamo confusi, voleva ricordare la pioggia ardente di XIV-XVII.

*** Nel corso dello spettacolo Herlitza scherzò, a un punto, sull'incertezza tra «àdula» e «adùla».

23 gennaio 2009

Dietro le quinte di Radio di Massa

Siamo venuti fortunosamente in possesso di questa email top secret di aggiornamento al programma dell'odierna puntata di Siamo tutti poeti laureati, spedita da M.P. a L.I. intorno alle quattro di stanotte: prezioso documento atto a solleticare i potenziali radioascoltatori sulle ascelle dell'anima, a farne scattare in alto le braccia, e trasformarle in ali.



Warwick Gable, illustrazione da Stories from the Pentamerone (1911).


Ciao! ho finito ora di preparare. Se ti piace, vorrei che tu leggessi anche:


- l'A*** M***;

- al termine della nota su Virgilio*, che tu dicessi tutto scocciato «Ma tu perché ritorni a tanta noia?»;

- l'incipit del G*** (tutta la parte che ho ritagliata o, se ti scocci, a un certo punto dici basta e arronziamo).

Virgilio e Petrarca mi servivano per introdurre Basile, che nella scena dello scarafaggio che va in culo al principe cita Petrarca, che a sua volta citava Virgilio e Lucrezio.

Poi siccome Virgilio** ricordava il G***, ho pensato di confrontarli.

E di Lucrezio dovevo leggere solo 2 versi***; ma la sua vita è interessante e così ho aggiunto l'incipit del De rerum natura, che infine m'è venuto naturale confrontare con l'A*** M***.

Quanto al Seicento napoletano in più, come dissi si aggiungerebbe solo se la puntata miracolosamente risultasse non ancora conclusa al termine di un'ora.

Ah viene pure A*** F***: magari convinciamolo a partecipare come ospite in quanto mio allievo di scienza poetica!, il che è.

Ossequi,

M.P.


* Nota biografica in realtà consistente in Dante, Inferno, I, 68-75.

**
Ecloga VI.

*** De rerum natura, VI, 204-205.

Fili di fuoco: storia, mito e fiaba

Riceviamo dalla mailing list di Radio di Massa, e volentieri pubblichiamo, l'annuncio della puntata odierna dello show radiofonico letterario di Marco Palasciano e Luca Iavarone Siamo tutti poeti laureati.


Fili di fuoco: storia, mito e fiaba. Ecco il tema della puntata di questo venerdì di Siamo tutti poeti laureati, in onda sempre alle 14.15 più o meno (registrata, un domani, cliccando qui l'udrete).

Si parte dall'ombra del Vesuvio, con un assaggio di Leopardi inginestrato e una reminiscenza di eruzione preistorica, quella tremendissima delle «pomici di Avellino» con cui si aprono le Ballate senza tempo di Viola Amarelli; che ci condurranno quindi, progressive, attraverso l'Assiria antica e la Londra puttanesca e noir di fine Ottocento, fino all'oggi e alle magnifiche sorti di una onesta badante slava.

Quindi seguiremo il filo di «un liquido sottile fuoco», da Lucrezio e Virgilio (i quali nulla hanno da invidiare al G***, che leggeremo per comparazione) colato fino a Petrarca, e da qui nella fiaba di Giambattista Basile Lo scarafone, lo sorece e lo grillo, dove allegramente si riaffaccia il tema della merda, in cui tanto abbiamo sguazzato nella puntata precedente.

Basile la fa da padrone, eh, in questa puntata; si leggeranno e frammenti di sue fiabe, e fiabe di "basilisti" moderni (Ruccello, Palasciano), nonché suoi versi dalle Muse napolitane; la litigata inclusa nelle quali troverà riverbero in una scena analoga dalla Gatta Cenerentola di De Simone.

E se c'è tempo, verranno letti un paio d'altri poeti napoletani del Seicento, chi più alato, chi più ebbro e scompisciato*.



* E cioè Giambattista Marino (che «svolazza decadentemente intorno a un usignolo di cui analizza il contrappunto») e Felippo Sgruttendio de Scafato (che «si compiace dei grassi seni dell’amata Cecca»); verranno letti la puntata dopo.

21 gennaio 2009

[Commenti a «E mi diverto a sputtanar gli oroscopi»]

#1  21 Gennaio 2009 - 21:57
Non mi piace affatto quello che scrivi dell'astrologia. Non tanto perché le rime sono scontate, e non da te (ma, e va bene, era un'improvvisazione da Facebook); quanto per le banalità che esprimi.

Ti unirai dunque agli atei razionalisti che fanno scrivere quelle cose obbrobriose sui pullman?

Sbagli nell'impostazione generale. Non le conosci certe cose, evidentemente: nell'astrologia non si CREDE; l'astrologia si verifica, l'astrologia si studia, l'astrologia appare; NESSUNO CI CREDE; non si deve credere, non c'è nulla in cui credere; si osserva.

Vedi, Marco, il discorso è lungo; ma un giorno dimostrerò che l'astrologia è cosa serissima, se fatta seriamente; è cosa poco seria, se fatta con poca serietà. In sé, non vi è nulla di deprecabile nella sua teoria; come neppure nella fisiognomica, o nell'alchimia.

Se vorrai, ne parleremo. Ma non abboccare, tu, così facilmente, ai neopositivismi da strapazzo che vanno di moda in questo oscuro secolo di tramonto. Da un poeta intimamente reazionario come te m'aspetto maggiore rispetto.

Ragionaci, e poi mi scriverai.

utente anonimo

#2  22 Gennaio 2009 - 15:34
riferito al commento sopra:
nell'astrologia non si CREDE; l'astrologia si verifica, l'astrologia si studia, l'astrologia appare; NESSUNO CI CREDE; non si deve credere, non c'è nulla in cui credere; si osserva.
ma che "davero davero"?
Ti ricordo anche che l'astrologia 'predice' (cioè, questo è il suo intento primario).

Detto in parole povere, non esiste alcun fondamento scientifico riguardo l'influenza del moto dei pianeti sul 'destino' degli esseri umani. O tu sei in possesso di prove che dimostrano il contrario?
Vedi, la questione del rispetto - che poni - è altra cosa, quello è a prescindere. Si rispettano tutte le opinioni, ci si accosta a tutte le opinioni con il proprio bagaglio e si cerca di migliorare, di imparare.
Ma, caro amico anonimo, qua però si tratta però di 'fede', ossia di credere a qualcosa non dimostrata da nessuna teoria, come credere all'esistenza di Dio.
Anche tu, però, rispetta chi non la pensa come te :)

Saluti. Gigio.
Utente: carrino Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. carrino

#3  23 Gennaio 2009 - 04:58
L'astrologia non PREDICE, l'astrologia DESCRIVE UNO STATO DI COSE.

Quella che chiamate astrologia temo sia la robaccia che vedete in tv o sui giornali; ed ha qualcosa a che vedere con l'astrologia, ma quella che vedete in tv ha lo stesso rapporto con l'astrologia autentica del rapporto che intercorre tra Dante e Federico Moccia: è letteratura certo, è scrittura certo, ma...

Quanto all'influenza dei pianeti sul destino umano, di cui mi si domanda se esistono prove, sarebbe da spiegare brevemente un paio di cose. Intanto, mi concedete che - secondo la teoria della relatività - ogni corpo esercita una forza di azione e repulsione nei confronti di qualsiasi altro corpo? e che corpi di massa più pesante esercitano una forza (che è una modificazione-curvatura dello spazio) maggiore in proporzione alla propria massa?...

utente anonimo

#4  23 Gennaio 2009 - 19:17
Ma, scusami, i pianeti stann luntan: su me ha più influenza la poltrona che Giove!, se si va a calcolare scientificamente la cosa.
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#5  23 Gennaio 2009 - 23:33
Ahahahah, ma scherzi: il Sole è lontano??? Mercurio? Saturno? la Luna? Giove? E le costellazioni visibili sono ammassi di stelle enormi.

Cosa credi? che l'astrologia sia i 12 segni? l'astrologia è essenzialmente lo studio del Sistema Solare.

Quanto alla poltrona, ti sbagli: la curvatura della poltrona è nulla, tanto è vero che nemmeno si applica Einstein su queste grandezze.

E comunque, questo per darti una spiegazione scientifica. Ma l'astrologia non ne ha certo bisogno. L'astrologia non si interessa certo di questo; nasce molto prima di tutto questo; tutto questo può servire a te che chiedi come sia possibile una plausibile e ipotetica spiegazione, ma all'astrologia questo non importa.

Certo è che i corpi celesti modificano lo spazio, lo curvano.

Ed inoltre l'astrologia non spiega singolarmente i fenomeni, li DESCRIVE, non chiede alcuna fede.

utente anonimo

#6  23 Gennaio 2009 - 23:51
Mi stai dicendo forse che i pianeti, pur così lontani, hanno influsso su noi, allo stesso modo in cui si crede nell'omeopatia? per la quale c'è dell'acqua in cui una sostanza fu disciolta così tanto che non c'è più, e tuttavia resta la sua "memoria" nell'acqua.
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#7  23 Gennaio 2009 - 23:56
No Marco, non ti sto dicendo affatto che vi sia da crederci; ti sto dicendo solo che dal punto di vista scientifico non è confutabile.

Ma il punto di vista scientifico, inoltre, non interessa. Il fondamento dell'astrologia è magico-simbolico.

Sei tu quello pieno di fede. Nei confronti della scienza.

L'astrologia mostra corrispondenze di eventi; sta a te verificarle, osservarle. Non chiede di credervi, non chiede fede; l'astrologia è la dottrina di un invito, è l'invito alla visione di corrispondenze.

utente anonimo

#8  24 Gennaio 2009 - 00:00
Sì ma insomma, se la fede non serve, ci sono delle prove. E dove stanno queste prove?

Scusa ma, se non c'è né la fede né le prove, non c'è niente; e stiamo parlando di nulla.
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#9  24 Gennaio 2009 - 00:11
Ahahahahah! ma va', caro marco; sei molto ingenuo. In verità la scienza, proprio perchè è piena di prove, è piena di fede. Non te ne accorgi? Hai mai visto il microbo? l'atomo? la molecola? hai mai visto il dna?

L'astrologia non si dimostra, ma si mostra. Tu chiedi all'astrologia quello che lei non ti offre: dimostrazioni. Io ti dimosterò che è altro da ciò che credi. Come te lo dimosterò? Mostrandoti qualcosa. Ora, se tu continui a chiedere prove
- intendevo per dimostrazione una prova scientifica - allora non ci siamo; vuol dire che non capisci, e che dunque non posso procedere.

Ora ascoltami. Dunque l'astrologia, ti dicevo, descrive uno stato di cose. Quali cose? quelle cose che sono i corpi celesti nella loro reciproca relazione. La relazione tra i corpi è misurata nel cielo tolemaico. Il cielo tolemaico è il cielo secondo la terra; tale cielo presenta movimenti circolari regolari; la relazione tra i corpi è data dal calcolo di tali movimenti.

Ad ogni corpo è associato un significato. La semantizzazione di un corpo appartiene alla scienza simbolica e alla mitologia, donde attinge l'astrologia.

La relazione tra i corpi e i significati è essenzialmente l'astrologia come scienza che descrive lo stato dei significati siderei. L'astrologia descrive tale stato di cose ed esso diventa rilevante per un mortale ove egli venga preso in considerazione come corpo sottoposto alla forza dei corpi celesti. L'astrologia descrive quindi il corpo mortale secondo le leggi universali del mutamento celeste, non intende predire il movimento del corpo mortale ma mostrare come esso si disponga all'interno del paradigma celeste ove questo venga posto.

L'astrologia non ha bisogno di essere creduta: si verifica lo stato di cose che essa descrive, a partire da puri elementi a priori, con lo stato di cose posteriormente esperite dal mortale. La corrispondenza dello stato di cose X (quello osservato dall'astrologia) e lo stato di cose Y (l'accadere effettivo) è compito del mortale verificarlo. L'astrologia non pretende verificare lo stato di cose Y, in quanto si occupa essenzialmente dello stato di cose X e non altro le importa. Lo stato di cose Y è compito del singolo misurarlo, e confrontarlo con lo stato di cose posto dall'astrologia.

Ora, lo stato di cose Y non è un problema per l'astrologia. Il problema dell'astrologia è l'interpretazione di quello stato di cose. Il rigore o l'errore dell'astrologia sono all'altezza di questo secondo momento. Il rigore è tanto maggiore quanto maggiore è la capacità di corrispondere con significati logico-semantici a segni puramente geometrico-matematici.

Tutto qui.

utente anonimo

#10  24 Gennaio 2009 - 01:03
... «è compito del mortale verificarlo»: quindi quindi se io mi suggestiono e credo che l'oroscopo dica il vero, è fatta! cioè: tu intendi dire che l'astrologia dice, tipo, che Giove questo mese mi darà euforia, allora io mi sento euforico e penso sia per Giove: giusto?
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#11  24 Gennaio 2009 - 01:12
Tu quando parli di astrologia ancora non sai di cosa parli. Quindi così come io non mi metto a scrivere sonetti quando faccio filosofia, tu quando scrivi sonetti non trattare di astrologia.

TI RIPETO: TU NON DEVI CREDERE NELL'ASTROLOGIA PERCHE' SIA VERA. Dunque, ora ti faccio vedere come funziona. Dammi i tuoi dati anagrafici, ti faccio un abbozzo di tema natale così capisci.

utente anonimo

#12  24 Gennaio 2009 - 02:05
Ti ringrazio, anche se il mio tema natale me lo sono già studiato e strastudiato per anni.

Cmq l'astrologia è una cosa carina, molto poetica. Però gode troppo dell'effetto alone, per il quale io una volta lessi dei dati e trovai che corrispondevano meravigliosamente, ma poi mi accorsi che avevo sbagliato la data... e dunque non potevano azzeccarci niente! quindi, capii che era TUTTA SUGGESTIONE!; che uno legge quello che vuole leggere, e non c'è NESSUN FONDAMENTO.
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#13  24 Gennaio 2009 - 02:16
Che ragionamento penoso. Non è così; sono errori su errori, totalmente tuoi.

Inviami i tuoi dati, così ti faccio vedere. Io ho fatto temi natali di persone che non conoscevo, e loro verificavano che dicevo solo cose giuste.

utente anonimo

#14  24 Gennaio 2009 - 16:10
Fa' pure, se ti piace (anche se mi conosci e, quindi, l'esperimento è lievemente inficiato in partenza).

Intanto penso d'andare un po' a rileggermi - impegni accademici permettendo - Feyerabend, «Dialogo sul metodo», che mi pare spiegasse un po' meglio di come hai fatto tu perché all'astrologia non si dovrebbe andar contro con l'armi della scienza.
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