29 gennaio 2009

Nel precipizio tra latino e oro

Ci giunge notizia che Sua Santità Benedetto XVI ha riaccolto in seno alla Santa Madre Chiesa l'ex ex-vescovo (sic) Richard Williamson, negro* negazionista che – ricorda Pino Corrias su «Vanity Fair» del 28 gennaio 2009 – «considera i lager “una invenzione degli ebrei”», e che «ricalcola le dimensioni dell’Olocausto in una misura per lui di evidente tollerabilità cristiana: “Di ebrei ne saranno morti al massimo due o trecento mila”» (corsivi nostri), e che sostiene le camere a gas non essere mai esistite.**




Richard Williamson, per gli amici Mister Simpatia.


Sua Eccellenza è stato riabilitato dall'attuale papa insieme con gli altri vescovi lefebvristi scomunicati nel 1988 da Giovanni Paolo II. «Tutti», scrive Corrias (le cui righe spezziamo,
da qui in poi, così da evidenziarne l'istintiva scansione in begli settenari e endecasillabi),


      ultraconservatori.
      Nemici del Concilio
Vaticano II. Ostili al dialogo
      con le altre religioni.
      Strenuï difensori
      di ogni embrione non nato,
      ma genuflessi a quel
Dio dell’intolleranza e della guerra
che benedice gli eserciti in marcia
     tra ïl sangue di uomini
     vivi, purché infedeli. Il
Papa li ha riabbracciati con un gesto
che dovrebbe stupire il mondo non per
la clemenza, ma per la resa. Che
volta le spalle alla decenza, nega
     la verità, conduce
     al precipizio anche
se rivestito di latino e oro.



* Nell'accezione non di «persona di colore», ch'egli non è, bensì di «disgraziato»; vedi per es. Giambattista Basile, Lo cunto de li cunti, passim; e per «disgraziato» intendiamo, qui, «lungi dalla Grazia» divina.

** L'Accademia Palasciania, ça va sans dire, dissente dalle idee williamsoniane. Non così don Floriano Abrahamowicz, capocomunità lefebvrista di Treviso: «So che le camere a gas sono esistite per disinfettare, se abbiano fatto morti non lo so» (ANSA).

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