29 maggio 2009

La selva di Chiaiano in un racconto

Oggi, 29 maggio 2009, alle ore 16.00 si terrà in Napoli presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, in Palazzo Serra di Cassano (via Monte di Dio 14), il convegno Il Ministero dell'Agricoltura: «La selva di Chiaiano patrimonio nazionale», con Franco Ortolani (geologo) a coordinare Sergio De Stasio (agrotecnico), Francesco Erbani (giornalista), Mauro Forte (urbanista), Antonio Guarino (architetto), Alberto Lucarelli (presidente delle Assise della Città di Napoli e del Mezzogiorno d'Italia), Emilia Santoro (coautrice con Ettore Latteri del dossier Chiaiano. Emergenza ambientale e democratica); per l'occasione sarà allestita una mostra video-fotografica relativa al Parco delle Colline, e una mano gentile* collocherà su un tavolo una risma di volantini di cui qui segue il testo.



La selva di Chiaiano minacciata dai rifiuti
nel racconto di Marco Palasciano


In www.nazioneindiana.com, sezione «Gomorra e dintorni», si trova (o anche cercandone direttamente il titolo in Google) il racconto-saggio

I boschi ombrosi e l’arte dell’oblio

L’argomento è la cosiddetta emergenza rifiuti. L’occasione è il 1° giugno 2008: una domenica trascorsa dall’autore tra una raccolta di firme in Capua, il corteo dei diecimila a Marano, e una “passeggiata” nella selva di Chiaiano.
Principale contrasto giocato nel testo è quello tra la decadenza culturale e spirituale di una parte della popolazione campana, silente, timorosa perfino di apporre un nome su una petizione, e il coraggio consapevole dell’altra parte di popolazione, parlante, che sceglie di battersi contro le decisioni di politici e tecnici senza coscienza.
Lo stesso 1° giugno Walter Ganapini rivelava in un’intervista la scoperta di una discarica “fantasma”, altrove, a totale svergognamento dell’assurdità dell’accanirsi su Chiaiano. E sempre quella domenica, veniva assassinato in Casal di Principe l’imprenditore Michele Orsi, in procinto di rivelare ai magistrati non sapremo mai quali connessioni specifiche a lui note tra politici ed ecomafia.
Il racconto alterna realismo diaristico e simbolismo mitico, oscillando tra l’articolo di cronaca e il poemetto in prosa.
Una quarantina di note d’approfondimento si offrono come contributo a una sintesi essenziale della tragedia campana, non senza qualche dato (sorprendente per il lettore mediamente [dis]informato) che ne mostra i controaspetti da commedia.



Prologo

Presso «de l’ombre il vasto impero» (Orfeo, atto III)

Un’Europa si aggira tra i fantasmi. Rifugiatasi nella loro caverna, la ragazza affannata dalla corsa sulla riva – un fiore d’ibisco le cade dai capelli – prova a afferrare per un lembo una, un’altra, né mai riesce a far presa, di quelle figure vane, a gridare nei loro orecchi sordi che c’è un toro che la insegue. Ma lei per le ombre è un’ombra; camminano senza vederla, intente al loro niente; e già un mugghito ottenebra la soglia.
(Quest’Europa non è Europa, è Campania; e quel toro non è Zeus innamorato, ma un mostro sbranatore, metà ragno, affine al kraken che aspettava Andromeda.)

1.
Da Capua alla selva di Chiaiano

1.1.
La Campania e il pensiero: Vico, Bruno, Parmenide. La storia, l’ars memoriæ, la ragione metro del giudizio. Ora, per la delizia del dicotomista naïf, predomina il perfetto contrario: sradicamento e tabula rasa, oblio sistematico, plebei a un tavolino di caffè che annuiscono a uno gnomone introiettato nei loro encefali.
Il sole risplende sulle miserie umane, sulla piazza ricca e illustre di scolpiti dèi, di stemmi preziosi. Sul tavolino, un manifesto che nessuno legge. Hanno tutti dimenticato gli occhiali.

[…]



* Ringraziamo in particolare l'accademica nostra e delle Assise Anna Fava d'essersi curata della stampa e diffusione di detto volantino, nonché d'aver portato i Boschi ombrosi all'attenzione di Gerardo Marotta, il cui placet ci onora.

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