26 giugno 2009

Napoli tra Leopardi e Palasciano

Abissi di splendore si spalancano. Sotto l'alto patrocinio del Centro Nazionale di Studi Leopardiani, lunedì 29 giugno 2009, alle ore 19.00, in Napoli, presso la benemerita libreria Treves, all'ombra del colonnato di piazza del Plebiscito, in occasione del compleanno di Giacomo Leopardi si terrà un alato festival di lettura e d'altra spirituale ebbra avventura in onore del gran recanatese napoletanizzato: la Celebrazione per il CCXI genetliaco di Giacomo Leopardi, appunto; ciò a cura dell'associazione «Napoli e Leopardi» – traino Agostino Ingenito che ogni anno eventi simili prepara – nonché, per (o da?) quest'anno mirabile, dell'euristica ma non eristica Accademia Palasciania.


A dare spettacolo saranno principalmente (altri* poi si potranno fuor programma infilare, se c'è l'agio) Nino Velotti e il Presidente dell'Accademia Palasciania, Marco Palasciano; il quale darà lectura non soltanto di extracta dai Canti** leopardiani, e dalle Operette morali***, ma puranco di propri: qualche assaggio di liriche risalenti al suo periodo neo-leopardiano adolescenziale (1986), impubblicabili ma indimenticabili; e soprattutto, pezzi dalla silloge Sui termitai mostruosi dell'urbe novissima (1996), esperimento ludolinguistico dove a partire da Ultimo canto di Saffo Palasciano elaborò undici poemetti, seguendo – in uno coll'attingere al suo non-metodico immaginario – un metodo inimmaginabile; che se verrà spiegato là per là, tutti gli astanti assisi o issati rimarranno a bocche spalancate, sbocciate, trasognate. O moreschi arabeschi di sintagmi! O aridissimo umor, gelati magmi!...



* AGGIORNAMENTO del dì di poi. Tali altri sono stati Pablo Visconti, e Pina Lamberti Sorrentino. Ufficialmente avrebbe dovut'esserci Massimiliano Palmese, anche; con in programma un po' di Zibaldone; ma, impedito da febbre, s'assentò.

** AGGIORNAMENTO
del dì di poi.  Con grande orrore dei leopardisti di ferro, il Palasciano ha osato cucire insieme tutti i frammenti più carini di un po' tutti i Canti, ricavandone un unico supercanto in cui senza soluzione di continuità si passava, per esempio, da «al biancheggiar della recente luna» a «Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai»; e a ciò s'aggiunga, tra l'altro, il tono sarcastico con cui ha fatto rivolgere Leopardi a Silvia praticamente sfottendola d'esser morta, lei e tutti i sogni suoi ingenui e patetici; e altre licenze licenziose alquanto. Ma cos'altro aspettar ci si dovea? ;)

*** Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie. Anche Velotti leggerà un'operetta: il Dialogo della Moda e della Morte.

25 giugno 2009

Giarrì, Giarrì, l'è a Na' la «Messalì'»!

Giovedì 25 giugno alle ore 18.00, in Napoli, presso la libreria Ubik di via Benedetto Croce 28, alla faccia del sopravvalutato filosofo bacchettone* cui è intitolata la via, si terrà una nuova goduriosa presentazione del superlibro scelto da Marchese editore per inaugurare la collana «Moderno oltre Moderno»: Alfred Jarry, l'eroticissimo Messalina. Romanzo dell'antica Roma, con in appendice i due saggi più o meno folli sempre di Jarry Il tempo nell'arte e Commentario alla costruzione pratica della macchina del tempo.

Per l'occasione Marco Palasciano, tra l'altre cose designer
della copertina, darà lectura dei più stranguglioscenici lacerti della Messalina; all'affinamento della cui traduzione collaborò, pure. E già che ci siamo, l'invito ch'egli fece per la presentazione scorsa, la capuana d'aprile, lo replichiamo qui:

Non mancate! non mancate! vi aspettano gli stranguglioscenici lacerti! e io; io che forse faccio harakiri in diretta davanti a tutti, e il mio sangue sparso macchierà per sempre questo libro maledetto, se i dèmoni della passione mi agiteranno al punto da afferrare la katana e zac. Ah! che abisso! che luce! che voluttà di palpiti e scotòmi! Nulla sarà più come prima, quando avrete assaggiato la follia e il disonore di Messalina, imperatrice del... Ah! che misticismo! che pornografia! Lo stream of cosce ci trascina via! Jarry si rivolta nella tomba? no: sfonda la tomba ed esce per ballare.

Scordavamo: a presentare il libro oggi saranno (con per moderatore Francesco de Cristofaro, già entrato nella Storia per aver partecipato a due convegni e mezzo** su Marco Palasciano) un paio di membri del Collegio napoletano di Patafisica, Mimmo Grasso*** e Raffaele Rizzo, nonché il direttore della collana «Moderno oltre Moderno»  Giuseppe Merlino, docente di letteratura francese (presso – al pari di de Cristofaro che, scordavamo, è docente di letterature comparate – l'umida e palpitante Università di Napoli Federico II).

Tutti all'Ubik e viva re Ubu!



* Basti pensare a come osò occultare il romanzo d'amore omosessuale di Luigi Settembrini (sì, il patriota) I Neoplatonici, scoperto da Raffaele Cantarella nel 1937 scavando tra certe carte fuori posto della Biblioteca Nazionale di Napoli. O a come dispregiò, sempre Croce, il fantastico Uchronie di Charles Renouvier.

** Tutti a Napoli: nel 2006, presso la facoltà di Lettere e Filosofia della solita università, il mezzo convegno (Palasciano non essendone l'unica star) Perché la visione si racconti; nel 2007, a Palazzo Reale, il convegno Il romanzo tra reinvenzione della storia e furia linguistica; nel 2009, di nuovo in Aula Magna, Palasciano scrittore: dalla dialettica tra immaginazione e conoscenza alla letteratura come progetto enciclopedico.

*** Entrato nella Storia per aver curato l'antologia Mundus. Poesie per un'etica del rifiuto, Valtrend, 2008, contenente l'antiecloga autobiografica di Marco Palasciano Visita a una discarica illegale di ceneri tossiche nella campagna tra Napoli e Caserta.

22 giugno 2009

Un tesoro di diciannove ore


L'estate anche quest'anno è cominciata;
la poesia radio-espansa va in vacanza.
A settembre dovrebbe ritornare,
salvo spasmi del cosmo o microcosmo
a eruttare caustici impedimenti,
lo show web-radiofonico a voi caro
Siamo tutti poeti laureati.
Nel frattempo trovate qui il sommario
di tutte le magnifiche puntate
della prima stagione (dalla zèrima
alla quattordicesima), dal quale
può risalirsi ad ogni descrizione
e ogni registrazione disponibile.
Un tesoro di diciannove ore
da ascoltare e da scaricare gratis!
Ma fate presto, prima che quel server
(ch'ebbe già prolungate défaillances)
diventi ahimè inservibile per sempre.

20 giugno 2009

Glossario per xenofoni e ignoranti, 10

DanteSpiegazione di parole e frasi arcaiche o in altri idiomi, neologismi, alterazioni varie, polisemie suscettibili di fraintendimento, e termini difficilmente reperibili in un comune dizionario o enciclopedia.


La selva di Chiaiano in un racconto
agrotècnico: tecnico agrario.
ars memòriæ: mnemotecnica.
controaspetti: aspetti contrari agli aspetti principali.
de l’ombre il vasto impero: il regno dei morti.
gnomóne: “gobbo”, schermo video – o persona che regge dei fogli – su cui sono leggibili le battute da pronunciare durante uno show televisivo.
kràken: mostro marino.
mugghìto: muggìto, mùgghio.
ombre: fantasmi.
Orfèo: melodramma di Claudio Monteverdi.
piazza ricca e illustre di scolpiti dèi, di stemmi preziosi: piazza de’ Giudici, a Capua, dove il palazzo municipale serba nella facciata teste e busti di dèi romani asportati dall’anfiteatro campano, e stemmi (con echi dalla poesia di Andrea Zanzotto Figura, «Nella casa illustre di scolpiti / avori, di stemmi preziosi»; dove infine, sotto i tavoli, «muto splendido cane è la morte»).
sulle miserie umane: sugli esseri umani e la povertà spirituale che caratterizza la maggior parte di essi (con reminiscenza della chiusa del carme di Ugo Foscolo Dei sepolcri, «il sole / risplenderà sulle sciagure umane»).

Palasciano a Pride time: quattro commenti
a piè sospinto: a ritmo sostenuto.
bottega del sapere: libreria.
gorgoglione: àfide.
invitava ad maiora: augurava successi ancor più grandi.
lèctio magistràlis: lezione straordinaria tenuta da una persona di grande autorità culturale.
metro: struttura dei versi di una poesia.
rosso malpelo: di capelli rossi come il protagonista della novella di Giovanni Verga Rosso Malpelo.

Chiare, fresche e stort’acque (e altra Galassia)
Alqali: associazione Alqali.
ambientàccio: brutto ambiente.
ascolterémone: ne ascolteremo.
carrinòfilo: amatore di Luigi Romolo Carrino e delle sue opere.
carrinòlogo: studioso della vita e delle opere di Luigi Romolo Carrino.
cmq: comunque sia.
colle: con le.
dalla triste figura: donchisciottesco.
ed.: editore, edizioni, casa editrice.
es.: esempio.
Gigi: Luigi.
gli è: il fatto è.
iavaronesco: di Luca Iavarone.
idroleptoteatrale: teatrale all’acqua leggera.
idropresentazione: presentazione d’Acqua [Storta].
in pèctore: la cui nomina non è stata ancora resa nota al pubblico (si dice soprattutto di taluni cardinali; ma almeno loro sanno di essere stati nominati).
OFCA: Office for Contemporary Architecture.
okkupazione: occupazione studentesca ispirata a ideali progressisti.
òpera mirabìlia: opere ammirevoli.
perplettente: che lascia perplessi.
piro-ortogonale: di fuoco diritto.
qui’n: qui in.
riferèntesi: che si riferisca.
rimarchévoli e ripalascianévoli: rimarchevoli come Marco Palasciano.
senza una lira: senza neanche circa 0,0005164569 euro.
uno straccio di manifesto: neanche un manifesto abborracciato.

Trionfo dell’umana fantasia
ccà stamme ’n mano all’arte: qui disponiamo del know-how di eccellenti tecnici.
quàlis àrtifex pèreo!: che grande artista – io – muore! (frase pronunciata dall'imperatore Nerone al momento del suicidio, secondo Svetonio).
sol la si fa: la si fa e basta (ma «sol», «la», «si», «fa» sono anche quattro note musicali, nel sistema di Guido d’Arezzo).

Due un po’ mesti sonetti genetliaci
: adesso.
Narcisso:
Narciso.
se’: sei.
Tanàto: Thànatos, il dio greco della morte.

Napoli per le strade, errata còrrige
corrìgere: corrèggere.
erràtum: errore.
insieme ordinato di quattro elementi a due stati: insieme di quattro elementi (per esempio quattro lampadine, o quattro bit) ciascuno dei quali può trovarsi o in uno stato o in un altro (per esempio una lampadina o è spenta o è accesa, e un bit vale o 0 o 1), ordinati dal primo al quarto (dunque, per esempio, lo schema 1-0-0-1 non è considerato equivalente a 1-0-1-0; mentre, se si trattasse di elementi non ordinati, i due schemi sarebbero considerati equivalenti).
ipercùbico: a forma di ipercubo (figura quadridimensionale composta di otto cubi, così come un cubo è composto di sei quadrati e un quadrato è composto di quattro rette di lunghezza uguale).
ond’ecco: dunque ecco.
spazio delle configurazioni: spazio immaginario che contiene in rappresentazione tutte le configurazioni possibili di un sistema, nel senso che ciascun punto di tale spazio rappresenta una completa configurazione del sistema considerato (e se il sistema considerato è l’universo, il relativo spazio delle configurazioni è detto Platonia).

Due omaggi in versi a Marco Palasciano
a’: ai.
approvare: annuìre.
de’: dei.
fa acqua: fallisce.
licór: liquore.
li piedìn: i piedini.
pe ’l: pel, per il.
sapéa fritta: odorava di frittura.
stella nocchiera: Polaris, α Ursæ Minoris.

Quindicimila giorni il giorno quindici
auerbachiano: relativo a Erich Auerbach.
cronobiometrìa: le misure dei tempi della vita.
evento-figura: evento che è prefigurazione di un altro evento (vedi il concetto di figura in Auerbach).
eventùcolo: evento minore.
twintaurino: nello stile [del collasso] delle Twin Towers [dell’11 settembre 2001].

Manifesto del panstilismo, o quasi
’a mèglia: la migliore.
apocopofobìa: fobìa delle apòcopi [e d’altri artifìci letterari fuori moda].
apofenìe: illusioni di correlazioni tra eventi.
avviso: giudizio.
battoni: prostituti da strada.
ce ne vuole: occorre lungo sforzo.
classicherìa: elementi mutuati dai classici della letteratura.
contemporaneìsmo: cultura fondata sull’attualità.
epifanìe: manifestazioni della correlazione di un evento spirituale con un evento materiale.
essèrcito molto: grande esèrcito, grande folla, moltitùdine (da Dante, Inferno, XVIII, 28).
ipercattòlico: eccessivamente cattolico.
ìper-ràtio: razionalismo, eccessiva razionalità.
la rubrìca rubra: il titolo rosso.
lungo tempo: per molto tempo.
mènoma: minima.
menomarci: mutilarci.
moltitudinària: di moltitudine.
panstilismo: utilizzo di tutti gli stili possibili.
panstilista: artista che pratica il panstilismo.
poetùcoli: poeti dappoco.
presentista: persona che non ama né il passato né il futuro.
psicofogna: fogna allegorica in cui vivono come topi le anime portatrici di memi maligni, le quali usano compiere incursioni nel mondo soprastante a diffondere il male tra le altre anime.
resuscitìo: atto del resuscitare intensivamente.
semanticàrio: repertorio di espressioni interne a un dato àmbito linguistico e a un dato periodo, di ciascuna di esse dispiegando lo spettro diacronico dei significati.
semiocculto: parzialmente nascosto.
snudaccioni basso-poeticanti: persone dalla mente grossolana che, denudando (o credendo di denudare) le proprie anime per mezzo e/o ai fini della scrittura poetica, ottengono risultati artistici di basso valore.

18 giugno 2009

Manifesto del panstilismo, o quasi

Ritagliamo dal blog «Nazione Indiana», aggiungendogli la rubrica rubra, un discorso di Marco Palasciano, che rispondeva a un’/un ignota/o utente, la/il quale criticava così certe sue liriche*:

Proprio Elegia, la poesia che lascia l’autore più dubbioso, è a mio avviso di gran lunga la migliore [...]. Gli altri brani invece suonano davvero soltanto come rifacimenti, esercizi, scimmiottamenti d’illustri e obsoleti modelli. [...] Credo che la poesia autentica si crei laddove l’autore non pecca assolutamente, nemmeno in minima parte, di posa; quando si mette a nudo, inchiodato al muro della vita [...]. Ciò che, nelle altre quattro poesie di Palasciano, secondo me non accade. Di conseguenza le discussioni stilistiche [...] perdono significato: giacché si sta vestendo un corpo che non esiste.



Il meraviglioso discorso
del panstilista puro
**


Quasi un manifesto

Nooooooooooooooooo!!!!!!!... Antimateria, a parte che è nata da un’ispirazione che più autentica di così nessuno può, ha commosso vagoni di lettori e di ascoltatori i più raffinati! e la Sestina II, è un condensato di vissuto e di pensato tale che non ha eguali in tutta la mia produzione poetica, tanto che da ogni suo segmento si può dipartire un raggio perpendicolare che porta a un semiocculto lampadario di epifanie e apofanie… Quale «corpo che non esiste»???

Perché farsi influenzare nel giudizio dallo stile “obsoleto”? e perché considerare obsoleti dei modelli solo perché appartengono a un tempo passato? Che cos’è un paio di secoli se non un battito di ciglia?

Io sono per una riforma stravolgente dell’italiano, acché accolga tutti i registri di tutte le epoche: così che lo scrivente disponga, a morte il giornalistico a cinquecento parole, di un’orchestra immensa da far sonare.

Questi suoni mi piacciono da pazzi, e li uso: perché impedirmelo? godo smisuratamente a far rotolare il ritmo dell’endecasillabo nella mia bocca e sulla carta, e quanto più l’endecasillabo è filigranato di classicheria tanto più alta è la mia voluttà… Non mi castrerò in nome di un contemporaneismo di facciata!

Non si può neanche dire che io non mi metta a nudo, scrivendo come scrivo; perché io, dentro, sono esattamente così; ribollo di musica stratificata, le mie passioni danzano secondo quei ritmi là, quelle voci inzuppate di dantesco ecc.; ma so, so bene, che c’è chi soffre di apocopofobia…

Ebbene, essi si curino; rinuncino all’insano pregiudizio; cessino di confondere il panstilismo palascianesco con l’ingenuità dei poetucoli che non hanno mai letto il Novecento. Il Novecento io l’ho letto tutto quanto e, ciononostante, il mio ultimo approdo, nel Duemila, è il resuscitìo delle parole che si credevano morte, ma che dentro le tombe loro saltellavano facendo trallallà; e ora saltellano all’aria del mio giardino, in compagnia delle parole che si credevano le sole vive, senza contare gli hapax che m’invento.

Tutte insieme cantano e ballano, e ce la ridiamo dei compassati snudaccioni basso-poeticanti che non sanno cantar che noie estreme, che si credono furbe e sono sceme; e noi, che facciamo gli scemi per non andare alla guerra, noiosissima guerra dei battoni, non abbiamo la menoma tentazione di menomarci per andare incontro al gusto disgustoso dell’essercito molto dei dappoco, che siccome non sanno gestire un semanticario di ottocento anni vogliono farci credere che la nostra virtù sia un vizio, e che il loro difetto sia ’a meglia cosa.

Non lei, gentilissimo/a; ma quegli altri, che hanno corrotto il suo giudizio con la loro pressione moltitudinaria, abitudinaria, disabituata allo splendore del disabitato. Sì! essi l’accerchiano, con la loro presenza presenzialista presentista; ed è come quando si ha la disgrazia di nascere in un paese ipercattolico. Talché i memi della grande psicofogna intridono i tessuti a fondo e per purificarli ce ne vuole, e meno male che dentro me medesimo ho un alto sole che dissecca il putrido, sebbene tante nubi me l’abbiano accerchiato lungo tempo.

Si liberi ella dunque di quei cani, il cui abbaìo l’abbaglia; e si getti fiducioso/a nell’abisso del palascianesimo; che se non cambierà il mondo, sarà un peccato per il mondo, misero mondo lineare che non sa e non vuole attorcersi all’indietro per meglio guardare avanti. Eppure basterebbe un goccio di non dico follia, né iper-ratio, ma la sintesi dialettica delle due, o insomma qualsiasi cosa ma non – per favore – la pedissequa condanna del pedissequo.

(Cmq, più va avanti questa discussione e più mi convinco che Elegia è una merda...)



* Finora inedite, eccetto la Sestina I (sulla rivista «Sud», 2007) e Delirio/desiderio, alba, infinito (in Marco Palasciano, Ventidue frammenti dal canzoniere in progress, Capuanova, 2009).

** Titolo imitante quello del saggio erotico d'anonimo cinese Il meraviglioso discorso della fanciulla pura.

15 giugno 2009

Quindicimila giorni il giorno quindici

Oggi, 15 giugno 2009, Marco Palasciano compie esattamente

15.000
giorni di vita: una sorta di super-compleanno.

Il 7 ottobre 1995 si tenne la sua festa dei 10.000 giorni (o meglio Celebrazione della Decimillesima Aurora), con sfarzo immane, discorsi dei vari amici sul bilancio dei rapporti amicali, distribuzione di opuscoli-souvenir coi ritratti in prosa degli scelti invitati, ecc.

Ma uno sforzo uguale attualmente non è possibile; dic'egli: «Non ne ho la forza, reduce da mille morti spirituali».

Perciò non si farà altro che, stasera (e non qui in Accademia ma in Casoria, in sovrapposizione con un incontro mondano nel salotto di mademoiselle Adriana, a ingresso limitato), un mezzo festino, assai semplice, ludico e conviviale, senza i cerimoniali accademici del caso; i quali accorperemo magari a quelli del 19 dicembre, 25° anniversario dell'enorme Diario del Maestro Palasciano.

Malgrado la relativa miseria dell'eventucolo di stasera, voluto «giusto per rinascere un poco», esso varrà, in qualche modo, a segnare per il nostro festeggiato la fine di un periodo e l’inizio di un altro, visto il disseccarsi conclamato di alcune amicizie e il rifiorire provvido di altre, spezzata ogni illusione e raddrizzàti gli specchi.

Quanto a periodizzazioni, dic'egli che, tra l'altro,

Ogni 8 anni – strana legge di cronobiometria – si osserva una cesura nella mia vita: 1968, 1976, 1984, 1992, 2000, 2008: il rapporto con il mondo, ogni volta, non è stato piú lo stesso di prima. La rivoluzione del 2008 è consistita (evento-figura auerbachiano la doppia caduta dell’11 aprile) nel collasso, twintaurino, della mitologia amicale.

Collasso che quattordici anni or sono, al tempo della Decimillesima Aurora (della cui celebrazione mostriamo qui la copertina dell'invito), sarebbe stato impensabile.


14 giugno 2009

Due omaggi in versi a Marco Palasciano

Due anime gentili ci han mandato nei giorni scorsi, rispettivamente, un sonetto (pure se un po' dismetrico*) e una sestina (con le stesse parole-rima della Sestina I** del Palasciano); per i quali omaggi, fatti di tutto cuore, sono state all'istante nominate Soci Ornamentali della nostra Accademia; al cui Presidente è dedicato il sonetto, e la sestina al di lui Amicarium (almeno nel titolo; ché, nella sostanza, non dell'Amicarium palascianesco si tratta, bensì del Palasciano stesso, ancóra). Lasciamo nell'incognito ambedue gli autori; ma si sappia, essendo caso abbastanza meraviglioso, che il nome dell'uno si ritrova nel cognome dell'altro.





SONETTO BASTARDO,
CON APOCOPE ’NCORPORATA

(A EMMEPÍ, PURISSIMO POETA,
ETERNO PUER)


Palascián ¿qué tál dolcissimo padre!?
Qual Atteón preso da turba fella
deh, la veggio gritar «Shut up goodfellas!»
¿Quién le largó los perros, puta madre!?

Allez, mon père! Il faut bien vous être flâneur,
avec du bon esprit – o aver dell’estro
perch’ io – hélas – graduato sie “maëstro”
al suo cospetto! Ça, je le dis par cœur!

Io son «Dottore in Niente» quale Debord
minore. Niún dolor né Manganelli!
Sì, gliel giuro sull’onor, lei è ’l mio nord!

Qual Viöla, un Effeffe od Henry Ford,
dei poëti – bien sûr! – tra li più belli,
here it is my heart: please, come up on board!***





TENTATIVO DI SCALATA
DELL’AMICARIUM
DI MARCO PALASCIANO

Come lo zappator che dalla terra
Trae lo licor che solo vince l’acqua
Sei tu; ché fai de’ tuoi castelli in aria
Fulmineo pasto al tuo psichico fuoco
Di cenere incipriandone la luna
Poi subito attizzando nuovo sole.

Io non so più parlare, ahimé, del sole,
E non mi resta che buttarmi a terra
Ululando silenzi a questa luna
Che solo in te e Leopardi non fa acqua.
Indi mi brucio, chino sopra il fuoco
Delle mie carte, cenere per l’aria.

Ricordo il dì che ti conobbi; l’aria
Sapea fritta d’un verginale sole,
E a’ versi tuoi sento approvare il fuoco
Che parlotta dal centro della terra,
E t’impetrò pe ’l suo mulino ad acqua
Con maliziosa gravità la luna.

O quant’è silenziosa ormai la luna
E quanto per cantar mi manca l’aria!
Non basterebbe una galassia d’acqua
A spegnere una fiamma del tuo sole!
(Perdona il mio linguaggio terra-terra:
Tutto rapisti, al dio Vesuvio, il fuoco.)

M’affida, in quest’ellissi, l’altro fuoco,
Ch’io non son degno né d’essere luna,
Né tantomeno del pianeta terra:
Ma sono il vuoto… e un po’ somiglio all’aria,
Passando ovunque, come il sangue e l’acqua,
Per il divin sistema cui sei sole.

Oh… perdona l’ardire, o divo sole:
Quest’orrido mio baldanzoso fuoco
Spegner saprò con miglior pronta acqua;
Torno a godermi un medio chiar di luna,
A meditar su qualche vecchia aria,
E aver ben saldi li piedin per terra.

Finché durerà il peso della terra,
E leggerezza d’aria, fuoco, ed acqua,
Te solo, amico, ascolterà la luna.



* Gli è che l'autore ha più dimestichezza con la metrica greca e latina che con l'italiana.

** La trovate tra le cinque poesie qui pubblicate.

*** Tentiamo qui una "traduzione" del sonetto in linguaggio più facilmente digeribile:


Palasciano, come va, dolcissimo padre?
Vedo che gridi «Silenzio, ragazzi!»
come un Atteone abbrancato da un branco di bestiacce.
Chi ti ha scatenato quei cani contro, mannaggia?

Suvvia, padre mio! bisogna che tu infine
abbia occhio benevolo, o sia di buon umore,
affinché al tuo cospetto – ohibò – io riceva
la qualifica di “maestro”. Lo dico con il cuore!

Io sono un «dottore in niente», un Guy Debord minore.
Nessun dolore, né Giorgio Manganelli.
Sí, giuro sul mio onore: sei tu la mia stella nocchiera!

Come Viola Amarelli, Francesco Forlani o Henry Ford,
poeti certamente tra i migliori.
Ecco il mio cuore: prego, sali a bordo!

11 giugno 2009

«Napoli per le strade», errata corrige

Nel volume collettàneo Napoli per le strade, Azimut, 2009, il testo d'apertura, Starobinski alle undici di Marco Palasciano, reca a pag. 12 due disegni in bianco e nero, uno dei quali per errore tipografico (contrasto insufficiente) presenta colori indistinguibili, il che impossibìlita la piena comprensione dello schema.

Ond'ecco la figura originaria, ritagliata dal diario dell'autore:



(Si tratta della «rappresentazione bidimensionale dello spazio ipercubico delle configurazioni* – cercando la piú alta simmetria – di un insieme ordinato di quattro elementi a due stati».)

Altro erratum da corrìgere: a pag. 13, nel brano in versi, è da cancellare un «ed» a metà del verso 2, che così diventa: «e, a destra, Capri; üna nave torva».



* Il concetto di «spazio delle configurazioni» è mutuato da Julian Barbour, La fine del tempo.

9 giugno 2009

Due un po' mesti sonetti genetliaci

Riportiamo, d'un nostro alto accademico, ·la poesia genetliaca dedicata ·a un nostro caro Socio Ornamentale, ·cervello in fuga in quel di Barcellona: ·Sante. E, di quel medesimo accademico ·d'alta pure malinconia, un sonetto ·ancóra, per un Rino ch'è accademico ·ma d'un'altra accademia, più accademica ·della nostra ch'è di null'accademia.



Alessandro Turchi (1578-1649), Adone morto.



Sonetto
per il compleanno di Rino

5 giugno 2009


Rino, se avessi forza scriverei
un sonetto, ma sono ahimè svuotato
per come il mondo umano m’ha colmato
di disumano in questi giorni rei;

sicché le Muse e Apollo e gli altri dèi
mi squadrano con pena e, ben squadrato,
non san s’è meglio inviare a me Tanàto
o un soffio d’arte in piú ai mulini miei;

che se l’avessi mò, farei un sonetto
per il tuo – ti dicevo – genetliaco
abbastanza decente; e ti prometto

che un giorno, se altri giorni avrò da vivere,
uno te ne farò paradisiaco;
ma adesso auguri e ciao, non so altro scrivere.


Sonetto
per il compleanno di Sante

9 giugno 2009


Avanza la vecchiaia come un treno
che corre incontro all’orlo dell’abisso,
o una madonna incontro a un crocifisso.
Ogni giornata è un sorso di veleno.

Sono sempre di piú, giammai di meno,
le candeline: ognuna un chiodo infisso
nel cuore. Ebbro d’orrore, urla Narcisso
che quello nel suo specchio è un volto alieno.

Ma questo è il compleanno mio, non tuo!
ché tu se’ ancora in fiore, ed io appassito;
io già cenere, tu carbon fiammante.

Sopra me Amore e Morte – oh, l’empio duo! –
l’un s’allontana, e l’altra allunga il dito;
ma àuguro a te tutt’il contrario, o Sante.

7 giugno 2009

Presentazioni l'una appresso all'altra

Martedì 9 giugno 2009 alle ore 18.30 si terrà in Caserta allo spazio OFCA di via Cesare Battisti 76 la seconda presentazione dell'accozzaglia di racconti*  Napoli per le strade (Azimut editore) contenente tra l'altro Starobinski alle undici di Marco Palasciano, una narratio brevis – cavata pari pari dal suo diario! – ambientata tra Palazzo Serra di Cassano e le rovine della villa di Lucullo. Proprio con questo testo, meravigliosamente, si apre il libro.

Mercoledì 10 giugno 2009 alle ore 18.00 si terrà in Napoli alla libreria Ubik di via Benedetto Croce 28 la terza presentazione dell'accozzaglia ecc. ecc.

In ambo i casi saranno presenti gran parte dei ventuno scrittori coinvolti, tra cui il Palasciano stesso e personaggi della caratura del curatore Massimiliano Palmese o di Luigi Romolo Carrino, Maurizio de Giovanni e Francesco Forlani, giusto per citare quattro Soci Ornamentali della nostra Accademia di nulla accademia; ma vedi qui sotto i nomi tutti, nelle locandine.

Ricordiamo che l'intero ricavato delle vendite del libro, che già la critica loda e straloda (è l'alba della nuova narrativa campana!, par si dica), andrà in beneficenza all'Ospedale Santobono.







* L'editore non vuole che la si chiami «antologia»!, :D quindi non sappiamo come altrimenti definirla.

2 giugno 2009

Trionfo dell'umana fantasia

Siamo tutti poeti laureati vi aspetta su Radio di Massa mercoledì 3 giugno 2009, alle 15.00, per l’ultima puntata della stagione (salvo extra), la XIV; che fuochi d’artificio si prospettano! qualis àrtifex pèreo! cliccate qui, a quell’ora; e tutto udrete. (O, fin dall'indomani, per goder gratis la registrazione, cliccate qui!) Il tema sarà questo:


Senza tèma ovvero Senza téma.
Il Poeta senza nome incontra l’uomo
il cui nome è Poesia,
che non si sa che sia: sol la si fa.
Dateci quattro note
e canteremo il mondo!

Spiegazione per gli asini: il tèma è il tèma da svolgere, che non c’è (verrà uno e dirà all’altro: «Che cosa hai preparato per oggi?»; e quello: «Niente!»); e la téma è il timore, e neppur esso c’è, perché ccà stamme ’n mano all’arte. Si improvvisa! e dal niente nasce tutto!

Oltre a non temere, siamo temerari; ma ciò non vuole dire che temerario abbia la medesima radice etimologia di temere. Difatti, temere deriva da tìmeo, mentre temerario deriva da témeo; che significa agire a caso; e quest’è, esattamente, l’odïerno programma: non esser programmatici.

Verrà «l’uomo il cui nome è Poesia», cioè Carmine, da carmen, carme; e di poesia tratterà con il «Poeta senza nome», cioè M.P. in incognito per sfuggire alle baccanti avendo fatto troppo l’Orfeo. E come Orfeo sonava e cantava, noi ce la soneremo e ce la canteremo. Minimi spunti, massimi contrappunti!



Dal film Amadeus di Milos Forman, 1984.

Ma che cos’è la poesia? questo domanderemo, oltreché a noi stessi, a chiunque passi per la via. Infine, tuttavia, ci sa che faremo la fine di Eutìfrone; il quale, narra Platone, non seppe – interrogato da Socrate – spiegare in quale modo esercitasse l’arte sua: l’esercitava, e basta.

E bellamente noi qui eserciteremo la nostra, dando fondo a tutte le ricchezze del nostro spirito, fino a dir basta e a dire con Totò:

Torno nella miseria, però non mi lamento:
mi basta di sapere che il pubblico è contento.