10 maggio 2010

È necessario essere difficili

A far pendant col precedente post, Il liguaggio della mediocrità, riportiamo il parere d'un alt[r]o nostro Socio Ornamentale, Franco Cuomo, tolto da un commentario del suo blog, dove a un punto si è trattato di «guardare il volgo asino e beota dall'alto in basso e con non celato disprezzo», che «è l'unica soddisfazione che ci rimane, se pensi poi che il volgo ci schifa [...] in ogni momento e in ogni luogo, mediatico e no [...]. E dunque schifiamoci a vicenda e senza infingimenti». Ci cuommuove soprattutto il passo che segue.


I linguaggi della cultura sono una sfida dell'intelligenza, della curiosità, della tolleranza. Ad essi si accede con umiltà e sacrificio. Non con schiamazzi e facilonerie asine e plebee, di massa, appunto.

Sei tu con la tua vita che sei un magnifico exemplum da imitare. È il caro Andy un exemplum, e tutti quelli come voi. E Derek Jarman era un exemplum, e Pasolini lo era.

Ora: tu puoi forse credere – e so bene che non lo credi – che quello che fai e scrivi, o quello che fa e scrive Andy, o i capolavori di Jarman e Pasolini, potrebbero mai essere banalizzati per essere accessibili al beotismo dominante e tracimante nella e dalla Televisione? o nelle e dalle nostre Università? No, caro Marco!

Bisogna essere astrusi, criptici e difficili. È necessario; non v'è altra strada per sopravvivere al brutto.

E per questo tu mi sei molto caro.

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