4 marzo 2013

Le illusioni del professor Coppelius

Domenica 3 marzo si è tenuta in Capua, nel Palascianeum, Illusionismi e specula veritatis. Come salvarsi dall'Uomo della Sabbia e dallo stress della vita postmoderna, la vera e propria puntata n. 1 del Nuovo laboratorio euristico di filosofia, arti varie, gioco e umana armonia dell'Accademia Palasciania, alla presenza di 14 partecipanti, per la durata eccezionale di circa quattro ore inclusa la cena (completata da un dessert offerto dalla nostra Vicepresidente Margot Tafuri a differita celebrazione del suo genetliaco).

La puntata n. 2 si terrà domenica 10 marzo alle ore 18.00 a Palazzo Lanza (Capua, corso Gran Priorato di Malta 25) e precisamente nella sala eventi della libreria Ex Libris, che chiuderà alle 20.00, dopodiché ci si sposterà nel Palascianeum per qui completare la puntata e pascersi di un eventuale buffet. Tutto gratis, come sempre.

Hieronymus Bosch, Il prestigiatore, 1502 ca.
Notare sulla sinistra il ladro che approfitta della distrazione del pubblico.

Durante la puntata n. 1, intanto, Marco Palasciano nella sua lezione frontale ha trattato principalmente della differenza tra lo stupore di fronte a una stupenda verità e lo stupore degli stupidi che si lasciano illudere dagli illusionisti. Più particolareggiatamente: della meraviglia filosofica, del saper vedere il consueto come nuovo, della possibilità di avviare la composizione del mosaico della verità da qualsiasi punto, del collegamento fra tutte le parti della realtà in analogia ai frammenti olografici, dell'importanza della pace mentale per armonizzarsi col
tutto e intelligerlo noeticamente («pensare alle contingenze del quotidiano, invece, ci restringe la consapevolezza, e rende più piccola e isolata la nostra stessa esistenza»), dello stress, della corretta respirazione, del rilassamento muscolare, del tempo per pensare, dei «difettivi sillogismi» che «fanno in basso batter l'ali» (Par XI 2-3), dei ciarlatani, del professor Coppelius, delle lenti epistemiche deformanti, degli specchi magici, del guardarsi negli occhi, dello psicodramma e del gioco della dendrosintesi, inoltre dando recita di due suoi testi poetici: In un lago di sangue e d'ingranaggi (1995) e la parte I di Ora che l'odio spezza le molecole (2011).

Si è quindi passati ai giochi comunicativi e al teatro. Per cominciare si è usato il gioco della molecola (vedi il paragrafo Tormentata costruzione di un cerchio nell'articolo Avviato il laboratorio euristico) per stabilire l'ordine in cui le persone avrebbero proceduto nel gioco seguente.

Una piccola intervista rilassata. A turno ciascuno si è seduto su una poltrona posta al centro della sala e, massaggiato fra capo e collo e spalle dalla sua «persona di fiducia» (il successivo “atomo” della suddetta “molecola”), ha risposto a cinque semplici domande postegli dal mastro dei giochi (che gli sedeva accanto, in stile da psicoanalista, appuntando i dati su una tabella):
● Come ti chiami?
● Nella vita che cosa fai di costruttivo?
● Nella vita che cosa fai di distruttivo?
● Qual è la cosa più brutta del mondo?
● Qual è la cosa più bella del mondo?
Messi da parte i dati raccolti (il cui succo verrà poi estratto e raffinato per essere utilizzato in qualche successiva puntata), a tutti è stato chiesto, dopo un momento di silenzio mentale favorito da una musica rilassante, di pensare alla persona la cui intervista avesse in loro suscitato il maggior coinvolgimento emotivo.

Ritratti musicali. Ciascuno ha scritto su un biglietto il nome della persona pensata e lo ha inserito in un'urna. Completata tale votazione segreta, il nostro pianista, ispirandosi alle tre persone più votate, ha improvvisato altrettanti pezzi musicali, al termine di ciascuno dei quali il pubblico ha dovuto indovinare a chi la musica fosse ispirata.

Teatro. Quindi le tre suddette persone sono state incaricate di formare tre gruppi, e ciascun gruppo è stato incaricato di organizzare, in una decina di minuti, la diversa rappresentazione di una medesima scenetta, basata sul seguente canovaccio (liberamente ispirato alla novella di Hoffmann L'uomo della sabbia):
Siamo in un Ottocento steampunk, in Napoli, a casa del dottor Spallanzani, insigne scienziato. Personaggi: il giovane Nataniele, l’automa Olimpia, il mite professor Spallanzani, il diabolico professor Coppelius, un eventuale domestico.

Nataniele è pazzo d’amore per la bella Olimpia, senza sapere che essa è un automa. Si reca da lei, con dei fiori, a casa di quello che crede essere il padre di Olimpia e che ne è invece uno dei due costruttori, Spallanzani, professore di Nataniele all’università.

Spallanzani riceve Nataniele, poi lo lascia da solo con Olimpia; i due “innamorati” siedono su un divano. Da dietro una tenda, Spallanzani e Coppelius osservano divertiti il corteggiamento, commentando tra loro. Come può Nataniele non essersi accorto che quella è solo un automa? semplice: Coppelius, recandosi una volta a casa sua travestito da venditore di barometri e cannocchiali, ha sperimentato su di lui le sue lenti ipnotiche, che annebbiano le facoltà cognitive (quel binocolino).

Olimpia intanto non parla, se non per qualche sospiro musicale (ma può anche scapparle qualche cric croc o altro suono meccanico, anche scambiabile per una scorreggia). A un certo punto però si inceppa e resta innaturalmente immobile. Allora rientrano in scena, allarmati, i due scienziati, fregandosene di Nataniele allibito, come se non ci fosse; e cercano di rimettere in sesto Olimpia, ribaltandola, maneggiandola come una bambola, aprendola e usando su di lei un trapano e altri strumenti.

Nataniele, sconvolto dalla scoperta che essa non è che una pupattola di legno e cera e ingranaggi, compatito e deriso dai due scienziati, impazzisce e li aggredisce; tutto finisce in rissa; infine Nataniele è sopraffatto e viene portato al manicomio.

Come d'uso, il nostro docente di drammaturgia, regia e recitazione è intervenuto durante la messinscena sia come suggeritore, sia con correzioni di postura degli attori fatte al volo, manu propria, senza interromperli. Per infine spiegare, al termine della messinscena, gli eventuali errori drammaturgici, registici e recitativi, e come ovviarvi.

Le messinscene avrebbero dovuto essere tre ma, essendosi fatto tardi, vari attori dovendo fuggire e altri infine preferendo ridursi a puri spettatori, i tre gruppi si sono ridotti a uno, e una è stata la messinscena.

Nessun commento:

Posta un commento