2 aprile 2013

Dal Duemila al Duecento e ritorno

Riscuotendo plausi e applausi più di ogni altra puntata tenutasi finora – non solo dell'attuale ma anche dei passati laboratori (se si eccettua forse Il ritorno di Astrea in astronave, puntata n. 6 di Euristicon) – domenica 24 marzo si è tenuta in Capua, a Palazzo Lanza, Arsenico e vecchi sonetti. Poesia e paranoia alla corte di Federico II di Svevia (e non solo), la puntata n. 4 di Arca Arcanorum ovvero il Nuovo laboratorio euristico di filosofia, arti varie, gioco e umana armonia dell'Accademia Palasciania, alla presenza di 25 partecipanti, per la durata di circa tre ore e tre quarti incluso l'intervallo con buffet (due torte rustiche e del vino fragolino recati da Giuliana C.).

La puntata n. 5 (vedi qui) si terrà domenica 7 aprile alle ore 18.00 a Palazzo Lanza (Capua, corso Gran Priorato di Malta 25) e precisamente nella sala eventi della libreria Ex Libris, che chiuderà alle 20.00, dopodiché ci si sposterà nel Palascianeum per qui completare la puntata e pascersi di un buffet. Tutto gratis, come sempre.

L'imperatore Federico II.
Durante la puntata n. 4, intanto, Marco Palasciano nel primo tempo ha tenuto una lezione-spettacolo consistente per buona parte in una cronologia 1220-1250, concentrata principalmente sulle sorti del Sacro Romano Impero e del suo sovrano Federico II (tra i vari argomenti: le crociate, le tensioni fra impero e papato, la Lega lombarda, l'orda mongola, le Costituzioni di Melfi, il De arte venandi cum avibus, Castel del Monte, l'arco trionfale di Capua...), e in una lectura Dantis: il canto XIII dell'Inferno, dove si incontra il capuano Pier delle Vigne, ingiustamente accusato di aver congiurato col papa e col medico di corte per avvelenare l'imperatore, e per questo accecato e spinto al suicidio. Quindi, fatto anche qualche assaggio di poesia della scuola siciliana (frammenti da Amando con fin core e con speranza del suddetto Pietro, da Un oseletto che canta d'amore di Rinaldo d'Aquino, dal Contrasto di Cielo d'Alcamo e da Pir meu cori alligrari di Stefano Protonotaro; e per intero Lo viso mi fa andare alegramente, sonetto di Giacomo da Lentini, ritenuto l'inventore di tale forma), si è spiegato come comporre un sonetto (partendo dal che cosa sia un endecasillabo e dalle specifiche della rima) e tutti hanno collaborato alla composizione, appunto, d'un sonetto, scegliendone l'argomento – l'amore? la primavera?... – e proponendo via via i versi da inserire nello schema ABBA ABBA CDC DEE, sotto la guida del nostro esperto di metrica e retorica. Ed ecco il risultato:
    Quando mi sveglio sento un movimento
che mi spinge ad andare ratto al cesso
e null'altro di fare m'è concesso
che di cercar sollievo a tal tormento.
    Ahi, sento mal di pancia e torcimento
e ciò mi fa sentire assai depresso
tal che non riconosco più alcun nesso
tra me stesso e il mio trono di cemento.
    Ma in cotanto dolor v'è anche il piacere
di liberar le viscere straziate
dal peso del formaggio con le pere
    e l'altre cose che mi son mangiate;
alfin vanno a braccetto gaudio e pena;
quest'è la vita! e tiro la catena.
Nel secondo tempo ci si è dedicati a due giochi, ma belli seri:

Conflitto e riconciliazione 
Formate delle coppie, in ciascuna la prima persona è stata mossa ad accusare paranoicamente la seconda, e questa a difendersi attestando il proprio sincero affetto. Ciascuna coppia ha conflitto dapprima da sola, poi contemporaneamente alle altre, così creando una «sinfonia paranoica». Quindi si è incrementata l'aggressività in ciascuno, per mezzo del semplice espediente di spingersi ripetutamente e sgarbatamente l'un l'altro, lasciandosi anche andare a qualche insulto; infine si sono annullati tutti i sentimenti negativi in un abbraccio pacificatore, perdonandosi reciprocamente.

Il messaggio nella bottiglia
Dettaglio da uno dei «messaggi nella
bottiglia» della puntata n. 4.
Ciascuno, presa carta e penna, si è appartato a pensare alla cosa che più lo fa stare male, per trattarne in una lettera. Ciascuna lettera è stata inserita in una busta numerata; solo l'autore poteva sapere quale numero fosse il suo. Riordinate, le buste hanno composto sul tavolo un percorso da Gioco dell’Oca. A turno ciascuno ha tirato il dado e scelto se muovere la pedina in senso orario o antiorario, in modo da non rischiare di capitare sulla propria stessa busta. (Nel caso che i due sensi portassero a una medesima lettera si sarebbe tirato nuovamente il dado.) La busta su cui si capitava veniva aperta e il giocatore leggeva a voce alta la lettera, cercando poi di dare un consiglio di cuore allo sconosciuto che l’aveva scritta. E anche quando il consiglio non era dei piú adatti, già il puro fatto di riceverlo si dimostrava utile a far stare un po’ meglio chi lo udiva.

Il tutto è stato molto liberatorio, con anche dei momenti di forte commozione; e tutti ne sono usciti contenti.

La settimana dopo, 14 dei partecipanti al laboratorio euristico – grazie a esso conosciutisi e divenuti amici – hanno trascorso insieme la scampagnata del Lunedì in Albis, trascinandosi appresso anche il Maestro Palasciano (che ha tra l'altro scattata la foterella qui sotto; suo il posto lasciato vacante sul telo turchese).

Adepti in scampagnata. Tenuta Pagliuca, Alvignano, 1° aprile 2013.

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