26 dicembre 2017

Nel mezzo del cammin del sapiens sapiens

Comunicato stampa sulla puntata n. 2 di Dal Paleolitico a Palasciania. Vi preghiamo di pubblicarlo ovunque; grati vi saremo, in eterno e all'estremo; e intanto, buone feste!


Anche durante le vacanze natalizie l'Accademia Palasciania, ovvero «l'accademia meno accademica del mondo», porta avanti l'undicesimo festival-laboratorio palascianiano di scienza, filosofia, poesia, arti varie, gioco e umana armonia "Dal Paleolitico a Palasciania. Undici salti in accelerazione geometrica lungo la storia dell'Homo sapiens sapiens", un'occasione unica di divertimento coniugato alla ricerca filosofica, alla ricerca di nuovi amici e finanche di sé stessi, smarriti o meno in qualche «selva oscura».

E proprio dal «mezzo del cammin di nostra vita», o meglio dal punto mediano dell'avventura umana dal Paleolitico superiore a oggi, trarrà il suo spunto base la puntata n. 2, arricchita da una cena comunitaria in modalità ognuno-porta-qualcosa e sfociante in veglione di Capodanno. Si terrà infatti – come sempre a ingresso gratuito – domenica 31 dicembre, con inizio alle ore 18.57. La sede dell'incontro sarà in Capua; l'ubicazione precisa potrà essere conosciuta dalle persone interessate contattando il 3479575971, oppure anagrammando questo endecasillabo: «Canto inni d'amore, non morrò».

Il titolo della lezione-spettacolo di Marco Palasciano che darà avvio alla serata sarà "Paleolitico supremo. Pitture rupestri delle grotte di Lascaux (circa 17.000 a.C.)"; ma di pitture rupestri non si parlerà soltanto: se ne faranno produrre alle persone presenti, sia pure sulla carta e non sulle rupi. Da tale gioco prenderanno il via i tre laboratori interni al festival-laboratorio, come annunciato nella puntata precedente: laboratorio biografico (cosa abbiamo da narrare e in che forma potremmo narrarlo), laboratorio affettivo (l'espressione immediata di emozioni e sentimenti relativi al nostro vissuto), laboratorio teatrale (l'espressione degli stessi mediata da personaggi-simbolo, situazioni allegoriche ecc.). Chiunque potrà partecipare all'uno o all'altro, o anche a tutti e tre insieme, a proprio piacimento.

A mezzanotte, infine, il nuovo anno sarà salutato con un abbraccio collettivo, ad auspicio del prevalere dell'umana armonia, per proseguire ancora con giochi vari. Lungo i mesi a seguire – ricordiamo – sarà possibile inserirsi in qualsiasi momento del percorso, senza necessità di aver seguìto le puntate precedenti; i cui resoconti si troveranno intanto in palasciania.blogspot.it, come pure il programma completo di "Dal Paleolitico a Palasciania".

21 dicembre 2017

Fatti ben foste a viver da evoluti

Domenica 17 dicembre si è tenuta in Capua, presso Cose d'Interni Libri, alla presenza di 8 partecipanti e per la durata di circa un'ora e mezza, Paleolitico superiore. Ascesa dell'Homo sapiens sapiens (circa 36.000 a.C.), la puntata n. 1 di Dal Paleolitico a Palasciania. Undici salti in accelerazione geometrica lungo la storia dell'Homo sapiens sapiens, undicesimo festival-laboratorio palascianiano di scienza, filosofia, poesia, arti varie, gioco e umana armonia.

La puntata n. 2 (vedi qui) si terrà – sempre gratis – domenica 31 dicembre alle ore 18.57 in sede da definire (contattare il 3479575971 o Marco Palasciano in Facebook), con a seguire una cena sfociante in veglione di Capodanno tra giochi teatrali e vari, e si intitolerà Paleolitico supremo. Pitture rupestri delle grotte di Lascaux (circa 17.000 a.C.).

La puntata n. 1, intanto, è consistita in una lezione-spettacolo – più un momento di laboratorio musicale, con flauto “preistorico” e coro – durante la quale si sono trattati i seguenti argomenti:

I. Filosofia e storia come antidoti 
alla crisi spirituale dell'epoca attuale
A cosa serve la filosofia. La ricerca euristica e le sue meraviglie. Caso e destino. Insegnare per imparare. La bella sensazione del suscitare belle sensazioni. Come trovare nuovi degni amici. Il bisogno di identità diffusamente sentito nell'epoca attuale. Le spinte nazionaliste e populiste e il rischio di un ritorno del totalitarismo. La pretesa della religione di tornare a essere il principale punto di riferimento dei popoli, o con le buone (papa) o con le cattive (jihād). Il complottismo e le credenze antiscientifiche da esso alimentate. L'importanza degli studi storici. La questione di quali siano le nostre vere radici e, soprattutto, del cosa farne. L'assurdità dell'idea di razza pura: siamo tutti sanguemisti. La xenofobia. La stolida irrisione e/o condanna dei costumi d'altri luoghi ed epoche. Di contro, la qualità principe dello storico serio: la sospensione del giudizio, da non confondere col relativismo. La corda troppo tesa si spezza, troppo lenta non suona (vedi qui il vecchio musico sulla zattera); analogamente, la nave della filosofia deve seguire una rotta che la porti lontano tanto da Scilla (superstizione, fideismo, integralismo) quanto da Cariddi (scientismo, materialismo, nichilismo). Necessità di un'educazione filosofica per tutti: non tanto la storia della filosofia, quanto un bagaglio base di strumenti utili all'interpretazione del mondo. Per liberarsi dei filtri psicoculturali guastavisione ci vuol tempo, di solito; tuttavia c'è chi da bambino ha già mente cristallina; così come c'è chi, all'opposto, diventa «vecchio prima di diventare saggio» (battuta del matto in Shakespeare, Re Lear, atto I, scena V). La sinergia fra scienza, filosofia e poesia. L'umiltà scientifica. La conoscenza perfetta dell'universo è impossibile da dentro l'universo, almeno a livello cosciente. Inutile struggersi per la propria episteme imperfetta. La tolleranza per le imperfezioni altrui. Le risorse e i limiti di ciascuno. Il mutuo aiuto nel problem solving. Il feedback di gruppo e l'aumento dell'intuitività. Il laboratorio biografico: cosa abbiamo da narrare e in che forma potremmo narrarlo. Il laboratorio affettivo: l'espressione immediata di emozioni e sentimenti relativi al nostro vissuto. Il laboratorio teatrale: l'espressione degli stessi mediata da personaggi-simbolo, situazioni allegoriche ecc. Il rapporto col nostro passato e col passato del mondo. La nostalgia. Ogni epoca della vita ha le proprie bellezze. È mai esistita un'età dell'oro? (vedi Allen, Midnight in Paris).

Cinodonte.
II. La cronoscala geologica
La storia della Terra, iniziata circa 4.600.000.000 anni fa, si divide in quattro eoni geologici: Adeano, Archeano, Proterozoico, Fanerozoico. Quest'ultimo, iniziato circa 542.000.000 anni fa, si divide in tre ere geologiche: Paleozoico, Mesozoico, Cenozoico. La deriva dei continenti. Le estinzioni di massa. Il Mesozoico si divide in tre periodi geologici: Triassico, Giurassico, Cretaceo. Nel Triassico un cinodonte sviluppa la capacità di nutrire i suoi piccoli con secrezioni ghiandolari: sarà l'antenato di tutti i mammiferi. Nel Cretaceo il retrovirus HERV-W si fonde al DNA di un proto-topolino marsupiale e dà così origine alla placenta corioallantoidea (vedi qui). Il Cenozoico, iniziato circa 65.000.000 anni fa, si divide in tre periodi geologici: Paleogene, Neogene, Neozoico. Al Paleogene risale l'ipotetico antenato comune delle scimmie e dell'uomo: l'Archicebus achilles. Il Neozoico si divide in due epoche geologiche: Pleistocene (iniziato circa 2.500.000 anni fa) e Olocene (iniziato nel 10.000 a.C. circa, ovvero alla fine dell'ultima glaciazione, e tuttora in corso).

Australopithecus afarensis.
III. Dall'Australopithecus all'Homo
L'Età della pietra, ovvero età in cui l'uomo si serve di manufatti di pietra non avendo ancora scoperto l'uso dei metalli, si divide in tre periodi: Paleolitico (coincidente col Pleistocene), Mesolitico e Neolitico (iniziato con l'introduzione dell'agricoltura, circa 8000 a.C., e conclusosi con l'invenzione della scrittura, circa 3500 a.C.). Il Paleolitico si divide in inferiore, medio e superiore. Nel Paleolitico inferiore appaiono le prime specie di Homo, caratterizzate fra l'altro da esclusiva postura eretta (diversamente dagli australopiteci, che erano ancora arboricoli) e da alimentazione onnivora, in conseguenza del deteriorarsi del clima. Nel tardo Neogene, dall'Australopithecus afarensis (vedi Lucy) era derivato l'Australopithecus africanus; da questo derivarono ora il primo essere vivente a fabbricare utensìli, l'Homo abilis, ancora peloso come una scimmia; e l'Homo ergaster, privo di pelliccia.

Homo heidelbergensis.
IV. Dall'Homo abilis 
all'Homo erectus, 
dall'Homo ergaster 
all'Homo heidelbergensis
Quanto a carnivorità, l'Homo abilis fu inizialmente necròfago; si diede poi alla caccia, che servì anche a consolidare i legami sociali tra maschi, nonché a stimolare lo spirito organizzativo e portare a forme sempre più evolute di comunicazione. Il progressivo abbassamento della laringe rese le varie specie di Homo in grado di parlare, sempre meglio. Inizialmente si pronunciò, oltre alle vocali, solo la consonante P, poi anche M, ecc. (un bambino odierno nei suoi primi mesi di vita replica tutto il processo fonoevolutivo). L'Homo ergaster fu il primo ad articolare un vero e proprio linguaggio. La sudorazione èccrina, più efficiente dell'apòcrina, e la scomparsa dei peli corporei, resero l'Homo ergaster più idoneo a correre, senza surriscaldarsi, il che lo favorì nella caccia; favorì inoltre l'espansione del cervello, l'organo più sensibile alla temperatura (e che i capelli contribuiscono a proteggere dal surriscaldamento). L'assenza di pelliccia, il rizzarsi dei cui peli aveva fini espressivi, fu compensata dall'aumento dell'espressività facciale. Dall'Homo habilis discese l'Homo erectus, primo utilizzatore del fuoco. Il più antico sito di popolamento continuativo in Europa meridionale: Isernia La Pineta. Dall'Homo ergaster discese l'Homo heidelbergensis (vissuto da circa il 600.000 a.C. a circa il 100.000 a.C.). Sue tracce in Campania: le Ciampate del Diavolo.

V. Homo neanderthalensis
e Homo sapiens
Dall'Homo heidelbergensis discesero l'Homo neanderthalensis (prima specie umana a seppellire i morti, a dipingersi il corpo con colori tribali e a indossare ornamenti) e l'Homo sapiens. Il Paleolitico medio, dominato dall'Homo neanderthalensis, inizia intorno al 200.000 a.C., insieme con la Glaciazione Riss, che termina intorno al 120.000 a.C.: per essa l'Homo sapiens rischia l'estinzione, riducendosi a poche centinaia di individui e salvandosi, pare, riparando nelle grotte costiere sudafricane di Pinnacle Point, qui cibandosi di frutti di mare ecc. (vedi qui). Circa 75.000 a.C.: catastrofe di Toba; nuovamente l'Homo sapiens rischia l'estinzione. Circa 70.000 a.C.: il più antico culto finora scoperto, quello del dio serpente (vedi qui). Circa 64.000 a.C.: le punte di frecce più antiche finora scoperte. Una poetica spiegazione di José Ortega y Gasset: la freccia come uccello stilizzato, con un becco davanti e piume dietro. Circa 40.000 a.C.: i più antichi flauti finora scoperti. L'Homo neanderthalensis si estingue intorno al 36.000 a.C. (fra le varie ipotesi: l'eruzione dell'ignimbrite campana), in contemporanea col definitivo affermarsi dell'Homo sapiens con la sottospecie Homo sapiens sapiens, cioè noi, la cui ascesa a unico rappresentante del genere Homo segna l'inizio del Paleolitico superiore. Il ruolo dei nonni. Il ruolo degli autistici. Culture del Paleolitico superiore: Castelperroniano, Aurignaziano, Gravettiano (qui le più note «veneri» preistoriche), Solutreano, Madgaleniano (all'inizio del quale ci troveremo nella prossima puntata di Dal Paleolitico a Palasciania).

VI. Evoluzione della vita e senso della vita
Nell'ultima parte della lezione si è tornati su temi già trattati in precedenti incontri, relativamente all'evoluzione biologica, al suo dipendere dal fenomeno dell'errore e a come le leggi fisiche col loro permettere errore, evoluzione ecc. rendano l'universo in cui viviamo «il migliore dei mondi possibili», in cui l'essere trova compimento, sia pure nell'incompiutezza; vedi fra l'altro di Oniricon il resoconto della puntata n. 7, capitolo IX, e il resoconto della puntata n. 9, capitolo II. 


Si ringrazia Carolina Pragliola per le tre foto del momento musicale.

12 dicembre 2017

Inizia l'undicesima stagione

Comunicato stampa sulla puntata n. 1 di Dal Paleolitico a Palasciania. Vi preghiamo di pubblicarlo ovunque; e grati vi saremo, in eterno e all'estremo.


Sebbene si sia concluso solo da un paio di settimane il decimo festival-laboratorio palascianiano di scienza, filosofia, poesia, arti varie, gioco e umana armonia "Oniricon. Appunti per un'enciclopedia delle meraviglie", l'Accademia Palasciania – a grande richiesta – sta già per avviare l'undicesimo, intitolato "Dal Paleolitico a Palasciania. Undici salti in accelerazione geometrica lungo la storia dell'Homo sapiens sapiens". L'evento si articolerà in dodici puntate che si terranno a cadenza quattordicinale, di domenica, in sedi da definire di volta in volta. Ciascun incontro consisterà in una lezione-spettacolo di Marco Palasciano integrata da momenti di laboratorio affettivo, biografico e teatrale cui tutte le persone presenti potranno partecipare.

La puntata n. 1 si terrà alle ore 18.57 di domenica 17 dicembre – come sempre a ingresso libero – nella sala superiore di Cose d'Interni Libri (Capua, corso Gran Priorato di Malta 88). Tema: "Paleolitico superiore. Ascesa dell'Homo sapiens sapiens (circa 36.000 a.C.)". Ogni incontro infatti trarrà spunto da uno di dodici accadimenti scelti per prossimità delle loro date a quelle di un'ampia cronoscala (36.000 a.C. - 2018) che, per x = circa 18,57 (da cui l'orario 18.57), prima salterà 2^10·x anni, poi 2^9·x, poi 2^8·x, poi 2^7·x ecc. Ma ai temi storici se ne intrecceranno molti altri, dai più bassi ai più alti, sempre alla ricerca «del vero e del miro» fra sogno, realtà e iperrealtà, a partire da noi stessi e dal rapporto con gli altri esseri umani.

Sarà possibile inserirsi in qualsiasi momento del percorso, senza necessità d'aver seguìto le puntate precedenti. Per ulteriori informazioni contattare il 3479575971 o Palasciano in Facebook.

Locandina del nuovo macroevento

Cliccare qui, a ingrandire la visione; indi ingrandire ancóra, lì cliccando. Ma... aggiornamento: sebbene nella locandina sia scritto che ogni puntata «trarrà spunto da uno di dodici accadimenti scelti...», in realtà nel corso di Dal Paleolitico a Palasciania saranno narrati tutti gli accadimenti principali intercorsi tra il Big Bang e la puntata n. 12. Chiarirà Palasciano in occasione della puntata n. 7, Rinascimento. Johannes Gutenberg reinventa la stampa (circa 1440): «I titoli erano stati pensati in ragione di un progetto originario che prevedeva la trattazione di un solo argomento a puntata, tralasciando tutti gli argomenti intermedi; ma la musa Clio mi ha preso la mano, e le lezioni si sono trasformate in un dettagliato flusso cronologico-narrativo continuo. Stasera, per esempio, narrerò i principali eventi dei quasi sei secoli compresi fra la metà del IX e la metà del XV». Inoltre il sottotitolo originario della prima puntata, Comparsa dell'Homo sapiens sapiens, muterà in Ascesa dell'Homo sapiens sapiens.

Dal Paleolitico a Palasciania

L'Accademia Palasciania 
in collaborazione con 
Pro Loco di Capua, Cose d'Interni Libri, Amaro Caffè,
Unità Territoriale di Capua della Croce Rossa Italiana,
Casa nel Sole, Casa delle Arti di Succivo
presenta
l'undicesimo festival-laboratorio palascianiano
di scienza, filosofia, poesia, arti varie, gioco e umana armonia

DAL PALEOLITICO
A PALASCIANIA

Undici salti in accelerazione geometrica
lungo la storia dell'Homo sapiens sapiens


Questo undicesimo festival-laboratorio (completamente gratis, come i precedenti) si articolerà in dodici puntate che si terranno alle ore 18.57 di una domenica sì e una no (con l'eccezione della puntata n. 10, spostata al 25 aprile), dal 17 dicembre 2017 al 20 maggio 2018, in Capua e dintorni.

Le sedi delle varie puntate saranno decise di volta in volta; per sapere della sede di turno, ove non indicata nell'annuncio, contattare il 3479575971 o www.facebook.com/marco.palasciano.

Si terrà inoltre, sabato 26 maggio 2018, una festa a chiusura dell'evento.
 
Ogni incontro, festa finale esclusa, consisterà in una lezione-spettacolo di Marco Palasciano – integrata da momenti di laboratorio affettivo, biografico e teatrale cui tutte le persone presenti potranno partecipare – che trarrà il titolo da uno di dodici accadimenti scelti per prossimità delle loro date a quelle di un’ampia cronoscala (36.000 a.C. - 2018) che, per x = circa 18,57 (da cui l’orario 18.57), prima salterà 210x anni, poi 29x, poi 28x, poi 27x ecc. Ma non si tratterà solo di quelli, bensì di tutti i principali accadimenti avvenuti tra una data e l'altra. Il tutto alla ricerca «del vero e del miro» fra sogno, realtà e iperrealtà, a partire da noi stessi e dal rapporto con gli altri esseri umani. E sempre molto ludus vi sarà (notato l’anagramma?).

Sarà possibile inserirsi in qualsiasi momento del percorso, senza necessità di aver seguìto le puntate precedenti. Sono comunque tutte a ingresso libero, a eccezione della puntata n. 11, in occasione della quale l'ingresso sarà limitato a persone che abbiano partecipato in precedenza ad almeno tre incontri dell'Accademia Palasciania, escludendo chi non partecipi da oltre un anno e chi abbia meno di 10 punti nell'Amicarium 2018.

Per conseguire il diploma di Dal Paleolitico a Palasciania bisognerà aver partecipato ad almeno 8 puntate. 

Nel calendario qui sotto, cliccare sui quadratini per visionare i resoconti delle puntate già tenute.


1. Paleolitico superiore. Ascesa dell'Homo sapiens sapiens (circa 36.000 a.C.)
Cose d'Interni Libri, Capua, 17 dicembre 2017

2. Paleolitico supremo. Pitture rupestri delle grotte di Lascaux (circa 17.000 a.C.)
Palascianeum, Capua, 31 dicembre (con festa di Capodanno)

3. Neolitico. Invenzione del vino (circa 7500 a.C.)
Palazzo della Gran Guardia, Capua, 14 gennaio 2018

4. Età del bronzo. Emancipazione della scrittura dalla contabilità (circa 2700 a.C.)
Palazzo della Gran Guardia, Capua, 28 gennaio

5. Età classica. Aristotele precettore di Alessandro Magno (342-340 a.C.)
Palascianeum, Capua, 11 febbraio (con festa di Carnevale)
La puntata si è tenuta regolarmente, ma non abbiamo avuto ancora il tempo di pubblicarne il resoconto; intanto è qui l'annuncio.

6. Medioevo. Distruzione e ricostruzione di Capua (841-856)
Palazzo della Gran Guardia, Capua, 25 febbraio
La puntata si è tenuta regolarmente, ma non abbiamo avuto ancora il tempo di pubblicarne il resoconto; intanto è qui l'annuncio.

7. Rinascimento. Johannes Gutenberg reinventa la stampa (circa 1440)
Amaro Caffè, Capua, 11 marzo
La puntata si è tenuta regolarmente, ma non abbiamo avuto ancora il tempo di pubblicarne il resoconto; intanto è qui l'annuncio.

8. Età moderna. John Kay inventa la spoletta volante (1733)
Palazzo della Gran Guardia e Palascianeum, Capua, 25 marzo
La puntata si è tenuta regolarmente, ma non abbiamo avuto ancora il tempo di pubblicarne il resoconto; intanto è qui l'annuncio.

9. Belle Époque. Prima ripresa cinematografica (1888)
Croce Rossa Italiana e Palascianeum, Capua 8 aprile
La puntata si è tenuta regolarmente, ma non abbiamo avuto ancora il tempo di pubblicarne il resoconto; intanto è qui l'annuncio.

10. Alba del postmoderno. Missione Vostok 1 (1961)
Casale di Teverolaccio, Succivo, 25 aprile
La puntata si è tenuta regolarmente, ma non abbiamo avuto ancora il tempo di pubblicarne il resoconto; intanto è qui l'annuncio.

11. Tramonto del postmoderno. Fondazione dell'Accademia Palasciania (1999)
Palascianeum, Capua, 6 maggio
La puntata si è tenuta regolarmente, ma non abbiamo avuto ancora il tempo di pubblicarne il resoconto; intanto è qui l'annuncio.

12. Epoca attuale. Che fai di bello per cambiare il mondo? (2018)
Casa delle Arti, Succivo, 20 maggio
La puntata si è tenuta regolarmente, ma non abbiamo avuto ancora il tempo di pubblicarne il resoconto; intanto è qui l'annuncio.

Festa di fine festival-laboratorio per la consegna dei diplomi e per il 50° compleanno di Marco Palasciano
Palascianeum, Capua, 26 maggio

2 dicembre 2017

Dedicato a Eleonora è tutto «Oniricon»

Giovedì 30 novembre – I anniversario della scomparsa di Eleonora Carmelina Bellofiore (1933-2016) – si è tenuta in Capua, a Palazzo Fazio, alla presenza di 16 partecipanti, Al nome bello fra reale e onirico (anagramma di «Eleonora Carmelina Bellofiore»), la puntata n. 10 ed ultima di Oniricon. Appunti per un'enciclopedia delle meraviglie, decimo festival-laboratorio palascianiano di scienza, filosofia, poesia, arti varie, gioco e umana armonia. L'Accademia Palasciania ringrazia Capuanova e Pro Loco, che hanno ospitato cinque puntate di Oniricon ciascuna (in totale ospitando, negli anni, 48 eventi palascianiani l'una e 37 l'altra).

Possiamo già annunciare che, a grande richiesta, l'Accademia inaugurerà il suo undicesimo festival-laboratorio già nell'inverno 2017-2018, senza aspettare l'autunno 2018.

La puntata n. 10 di Oniricon è intanto consistita nella lettura, durata un'ora circa, di trenta poesie di Marco Palasciano dedicate alla madre Eleonora, e nella festa – con tanto di ricchissimo buffet comunitario – per la consegna dei diplomi del festival-laboratorio. Dai diplomi stessi è stato svelato, a quanti ancora non l'avessero scoperto da soli, quale fosse il gioco nascosto generatore dei temi base delle nove lezioni-spettacolo: a origine di tutto erano le 27 lettere, prese tre alla volta, del nome (il «nome bello fra reale e onirico») Eleonora Carmelina Bellofiore (alla quale, perciò, risulta dedicato tutto Oniricon):
   Elea 
   Onofri 
   Rachele 
   Armageddon 
   Eliogabalo 
   Nabucco 
   Ell
   Ofione 
   Orellana
Ultimo simpatico gioco: nella frase che segue, il rigo in alto (dove il latino «vel» vale «ovvero») è l'anagramma del rigo in basso:

Oniricon è dedicato a mia madre; vel:
io, Dante, creerò la Divina Commedia.

Di séguito è l'elenco delle otto anime gentili che hanno conseguito il diploma di Oniricon, avendo partecipato ad almeno sei delle prime nove puntate. Indichiamo fra parentesi il totale delle rispettive presenze 2009-2017 e, in numeri romani, la quantità di diplomi finora conseguiti.
     9. Gaetano Riccio (48; IV), Francesco Netti (20; I), Annalisa Papale (10; I)
     8. Antonio Faenza (50; IV)
     7. Enrico Cardellino (59; IV), Orlando Limone (22; II), Sossio Bencivenga (10; I)
     6. Alessia Ventriglia (62; VI)
Si ringrazia Marcella Cicala per le foto che seguono.

Bacio accademico. A sinistra il volontario addetto al cerimoniale prepara il diploma da consegnare.

Abbraccio accademico.

Palasciano con dieci dei sedici partecipanti alla puntata.

Frutta per il buffet. C'erano anche dolci, dolcetti, pizzette, casatielli, frittate, formaggi, vini ecc.

28 novembre 2017

Qui di «Oniricon» si conclude il viaggio

Comunicato stampa sulla puntata n. 10, e ultima, di Oniricon. Vi preghiamo di pubblicarlo ovunque; e grati vi saremo, in eterno e all'estremo.


Giunge al gran finale – dopo due mesi esatti di navigazione a zig zag fra i più suggestivi scenari della storia, del mito, del sogno e del pensiero – il decimo festival-laboratorio palascianiano di scienza, filosofia, poesia, arti varie, gioco e umana armonia "Oniricon. Appunti per un'enciclopedia delle meraviglie", in dieci puntate, a cura dell'Accademia Palasciania in collaborazione con l'associazione Capuanova e con la Pro Loco di Capua.

Le puntate dalla prima alla nona – consistite in altrettante lezioni-spettacolo di Marco Palasciano integrate da momenti di laboratorio ludico, affettivo e teatrale – hanno avuto per rispettivi protagonisti la metafisica ("Elea e l'elevazione dell'umana ragione", tra la Magna Grecia e la New York ottocentesca), la poesia orfica ("Onofri nel paese degli onocefali", nella Roma degli anni '20 del Novecento), il fiabesco ("Dall'antica Rachele al moderno racconto fiabesco", tra antico Egitto e Napoli barocca), la violenza ("Le armi di Armageddon", tra la piana di Kurukṣetra e il Vietnam), il sesso ("L'elisir di Eliogabalo", nella Roma imperiale), l'interpretazione dei sogni ("Nabucco e i nabi onde restò di stucco", a Babilonia), l'invecchiamento e la morte ("Come Elle vinse l'invincibile Elli", tra la Beozia e il regno dei giganti), la genesi e palingenesi dell'universo ("Da Ofione alle oficleidi del Giudizio", tra l'uovo cosmico e la piana di Vígríðr) e infine la ricerca di sé stessi ("Le amazoniche sirene nell'orecchio di Orellana", nel Sudamerica del Cinquecento).

Diversa impostazione avrà l'incontro n. 10, "Al nome bello fra reale e onirico", che si terrà a Palazzo Fazio (Capua, via Seminario 10) alle ore 20.00 di giovedì 30 novembre – primo anniversario della scomparsa di Eleonora Carmelina Bellofiore (il titolo è l'anagramma del suo nome) – e che consisterà in un reading di poesie a lei dedicate, seguìto dalla festa per la consegna dei diplomi dell'Accademia Palasciania. Ingresso libero; gradito un contributo in cibi o bevande per il buffet.

Resta da dire che in quest'ultima puntata sarà finalmente rivelato il gioco nascosto generatore dei temi base delle nove lezioni-spettacolo di "Oniricon", e che intanto il lettore del presente comunicato dispone già di indizi sufficienti per scoprirlo. Quanto ai resoconti dettagliati delle precedenti puntate vedi palasciania.blogspot.it. Per ulteriori informazioni contattare il 3479575971 o Palasciano in Facebook.

27 novembre 2017

L'allegoria fluviale della vita

Domenica 26 novembre si è tenuta in Capua, a Palazzo della Gran Guardia, alla presenza di 26 partecipanti e per la durata di circa due ore e mezza, Le amazoniche sirene nell'orecchio di Orellana, la puntata n. 9 di Oniricon. Appunti per un'enciclopedia delle meraviglie, decimo festival-laboratorio palascianiano di scienza, filosofia, poesia, arti varie, gioco e umana armonia.

La puntata n. 10 (vedi qui) si terrà – sempre gratis – giovedì 30 novembre alle ore 20.00 a Palazzo Fazio (Capua, via Seminario 10), e si intitolerà Al nome bello fra reale e onirico.

La puntata n. 9, intanto, è consistita in una lezione-spettacolo – inclusiva di un quiz a premi (si è qui, fra l'altro, citata la zanzottiana Ecloga IX, nel cui verso 9 occorre «amazonico», e si è narrato della leggenda del medaglione del monaco Trigorio; ma a inaugurare il quiz è stato ovviamente il quiz «Chi era Quizquiz?») – durante la quale si sono trattati i seguenti argomenti:


I. Storia: Perù-Amazzonia 1522-1547

Morte di Francisco Pizarro.
1522-1538: la conquista dell'impero inca da parte degli spagnoli, fino all'esecuzione di Diego de Almagro senior. Il leggendario paese di El Dorado. Febbraio 1541: parte con circa 350 spagnoli, 4000 indigeni, 200 cavalli e altre centinaia o migliaia di cani, lama e maiali la grande spedizione di Gonzalo Pizarro e Francisco Orellana alla ricerca di oro e cannella: Pizarro parte da Quito, Orellana da Santiago de Guayaquil. Un vulcano ha la sua prima eruzione (Juan de Velasco nei suoi Viaggi, relazioni e memorie relative al regno di Quito dice fosse il Pichincha, ma sospettiamo fosse il Reventador, la cui prima eruzione documentata è appunto del 1541). La spedizione riceve i primi guasti dalle tempeste incessanti sulle Ande. Delle guide deludono Pizarro in merito a presunti alberi di cannella, strada sprecata; e lui brucia viva una metà di loro, e dà l'altra metà in pasto ai cani. Dopo aver poi sostato un paio di mesi in un villaggio ospitale aspettando il resto della spedizione, confisca delle barche agli indigeni per meglio discendere il corso del Rio Coca. (Intanto a Lima i seguaci di Diego de Almagro junior, credendo che Francisco Pizarro abbia fatto uccidere Cristóbal Vaca de Castro che tarda ad arrivare dalla Spagna, uccidono Francisco: 26 luglio 1541.) La spedizione incontra sempre maggiori difficoltà, e ci si inizia a cibare dei cavalli e dei cani; si costruisce inoltre, a un punto, il brigantino San Pedro, per il trasporto di feriti, provviste e tesori.


26 dicembre 1541: dopo altre traversie, si decide che 57 uomini capeggiati da Orellana andranno in avanscoperta col San Pedro, troveranno cibo e torneranno indietro controcorrente a rifornire gli altri. 3 gennaio 1542: Orellana e i suoi, mezzi morti di fame, trovano ristoro in un villaggio ospitale, dove sostano un mese. Proseguono poi sul Rio Napo; il 12 febbraio giungono alla sua confluenza col Marañon. 22 febbraio: Orellana convince tutti, meno Hernando Sanchez, a lasciar perdere Gonzalo e proseguire fino all'estuario. Il frate che è con loro, padre Gaspar de Carvajal, scriverà una Relación del nuevo descubrimiento del famoso río grande que descubrió por muy gran ventura el Capitan Francisco de Orellana. Sanchez viene abbandonato sulla riva. Più avanti, viene costruito un secondo brigantino, il Victoria. Intanto Gonzalo Pizarro incontra Sanchez e, informato della situazione, decide di lasciar perdere e tornare a Quito. Qui giunge, con un'ottantina di superstiti, a giugno 1542; e scopre che il fratello Francisco è stato ucciso, che il Perù ora si chiama Vicereame di Nuova Castiglia, e che il viceré è il sopracitato Vaca de Castro. 24 giugno: Orellana e i suoi si battono con delle donne arciere; da ciò il nome del grande fiume che stanno ormai percorrendo: il Rio delle Amazzoni. Nella battaglia il frate perde un occhio. Il più lungo fiume del mondo. Parentesi zoologica: i sirenii. Orellana ordina di procedere a zig zag per osservare entrambe le sponde del fiume, tant'è largo a questo punto. Frecce al curaro. 26 agosto 1542: giungono all'estuario.

Il viaggio di Orellana.

Poi i due brigantini giungono all'isola di Cubagua, uno il 9 e l'altro l'11 settembre. 16 settembre: in Perù, Vaca de Castro fa giustiziare Diego de Almagro junior. 20 novembre: Carlo V imperatore alias Carlo I di Spagna promulga le Leyes nuevas. Dubbioso dei confini stabiliti dal trattato di Tordesillas (1494), Orellana si reca prima da Giovanni III, re del Portogallo, e poi, a maggio 1543, dal re di Spagna (vedi qui), ottenendo a febbraio 1544 dal Consiglio delle Indie l'anelato contratto: sarà governatore dell'Amazzonia, ovvero Nuova Andalusia. Ma, ahimè, dovrà organizzare la nuova spedizione a proprie spese. Intanto giunge in Perù il nuovo viceré, Blasco Núñez Vela: è il 13 settembre 1544. 11 maggio 1545: Orellana, fresco di nozze con Ana de Ayala, riparte per l'Amazzonia con quattro navi; ma a causa delle tempeste, il Bretón è da demolire e il Guadalupe affonda con tutto il proprio equipaggio (vedi qui). A dicembre Orellana ritrova l'estuario del Rio delle Amazzoni, ma la Capitana è da demolire; più tardi affonda il San Pablo, e si procede in barca. Intanto in Perù Gonzalo si rivolge al Demonio delle Ande, l'ottantenne Francisco de Carbajal, per fronteggiare l'esercito di Núñez, che è sconfitto il 18 gennaio 1546. Carlo V rinuncia alle Leyes nuevas e invia in Perù don Pedro de la Gasca, che parte dalla Spagna il 26 maggio. A novembre 1546 Orellana (nella barca, nel caldo, in sintesi nel calderon de la barca) muore di malaria. Qui l'oratore inserisce una scena di fantasia, ispirata a L'oro del Reno di Wagner: nel delirio Orellana sente il canto delle sirene amazoniche che gli offrono l'oro di El Dorado, se rinnegherà l'amore. Juan de Peñalosa lo seppellisce. I superstiti si recano a Cubagua. Ana e Juan si sposeranno e vivranno a Panama.

Gonzalo Pizarro condotto al patibolo.
9 aprile 1547: la battaglia finale tra don Pedro de la Gasca e Gonzalo Pizarro finisce prima di cominciare, perché tutti i capitani di Gonzalo passano a uno a uno dalla parte del prete, tranne il Demonio delle Ande, che tenta la fuga ma cade nel fango. Infine, Gonzalo viene decapitato, e il vecchio Carbajal squartato. Gonzalo viene sepolto nello stesso convento di Cuzco in cui riposano già le spoglie degli Almagro padre e figlio. «Quanto alle spoglie di Orellana, nel 1957 verranno ritrovate da Indiana Jones, come sapete, anche se non è vero. Ma cosa è veramente vero, e cosa non lo è? Non è forse la vita un sogno?, e un breve sogno: ché anche il piú lungo fiume non è nulla, a confronto del vasto oceano».

Della trattazione storica resta da dire che è stata cadenzata da sette anagrammi di «Amazoniche sirene»:
— «Reazione meschina» quella di Rumiñahui che abbandona Atahuallpa;
— «Chiesa e minoranze» il tema che sta a cuore a monsignor Bartolomeo de las Casas;
— «Nemesi acheronzia» le pene patite dagli spagnoli lungo il Rio delle Amazzoni (cfr. l'anagramma nell'annuncio della puntata, «Come andrà a finire?» = «America da inferno»);
— «Hai enorme scienza» detto da Carlo V a don Pedro de la Gasca;
— «In chi è senza amore» detto dalle Ondine a proposito di dove il potere può albergare;
— «Noia senza chimere» ciò cui è preferibile morire squartati e decapitati (qui il video);
— «Maschere in azione» i viventi se la vita è teatro.

II. Metafisica: alla ricerca della Verità Splendente

Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare? Tanto per cominciare: di cosa possiamo essere certi? direttamente, del fatto che esistano (non il mondo del quale facciamo esperienza, di per sé, ma) almeno queste tre cose:
— l'anima (il soggetto esperiente);
— i qualia (i componenti elementari dell'esperienza);
— gli algoritmi (il sistema di composizione dell'esperienza);
e indirettamente, per deduzione, possiamo essere certi dell'esistenza di una quarta cosa:
— un qualche inconoscibile mondo non algoritmico (perché se tutto si basasse sugli algoritmi, dunque sul principio causale, non potrebbe esserci nulla; ma noi esistiamo, ergo non può non esistere anche quel mondo).
Rapporto tra corpo e anima: si può supporre che non vi sia legame se non virtuale (tipo quello fra il giocatore d'un videogame e il relativo avatar); e che perciò il corpo nasca, si evolva e muoia, ma l'anima sia immutabile come l'esti parmenideo. L'anima fa parte del mondo metafisico, non del mondo fisico, nel cui gioco essa si cala virtualmente, incarnazione dopo incarnazione, per vivere esperienze che nel mondo metafisico (dove l'anima è onnisciente e legata da amore assoluto ed eterno alle altre anime) sono impossibili (per es. l'ignoranza e di conseguenza la meraviglia, la speranza, l'innamoramento ecc.).

Nel mondo fisico, di contro, è impossibile «produrre un pensiero assoluto e perfetto, perfettamente rispecchiante la Verità Splendente. Ma non importa; non siamo qui per conoscerla; siamo qui anzi per dimenticarla. Non perché sia orribile; anzi; non c'è meraviglia più meravigliosa»...

Da dove veniamo, dunque? Le anime sono declinazioni del puro essere. E da dove viene il puro essere? Da nessuna parte; neanche dal Nulla, che non è mai esistito.

E dove andiamo? Da nessuna parte: il gioco è infinito. L'importante, «come vi dirà anche il guru più da quattro soldi», è il percorso.

E per dove dobbiamo andare? «Ma la domanda è mal posta. “Dobbiamo”? cos’è questo “dovere”? implica un giudizio; e la chiave della saggezza, piuttosto, non gira forse nella toppa della sospensione del giudizio? Perciò non domandiamoci per dove dobbiamo andare, ma piuttosto domandiamoci per dove siamo già andati, nel corso della nostra attuale vita».

Infine, a tutti i presenti è stato domandato quale credano sia il tesoro della loro vita, e se lo stiano ancora cercando, ecc.


Si ringrazia Enrico Cardellino per le foto di scena.

21 novembre 2017

Nel millecinquecentoquarantuno...

Comunicato stampa sulla puntata n. 9 di Oniricon. Vi preghiamo di pubblicarlo ovunque; e grati vi saremo, in eterno e all'estremo.


Giunge alla sua nona e ultima lezione-spettacolo – cui però farà séguito un decimo incontro – il decimo festival-laboratorio palascianiano di scienza, filosofia, poesia, arti varie, gioco e umana armonia "Oniricon. Appunti per un'enciclopedia delle meraviglie", a cura dell'Accademia Palasciania in collaborazione con Capuanova e Pro Loco. Le prime otto puntate hanno avuto per rispettivi protagonisti (1) la metafisica, (2) la poesia orfica, (3) il fiabesco, (4) la violenza, (5) il sesso, (6) il sogno, (7) la vecchiaia e la morte, (8) la genesi e palingenesi dell'universo. Affine all'ottavo tema, ma scendendo dall'universale al particolare e salendo dal fisico allo psichico, sarà quello della puntata n. 9, intitolata "Le amazoniche sirene nell'orecchio di Orellana", che si terrà domenica 26 novembre alle ore 18.30 come sempre a ingresso gratuito – nella sede della Pro Loco, Palazzo della Gran Guardia (Capua, piazza dei Giudici 6).

Perché «amazoniche» con una Z? la risposta si trova in un'ecloga che reca il medesimo numero di questa puntata, e che sarà citata da Marco Palasciano nel quiz introduttivo. La lezione-spettacolo proseguirà in forma di viaggio alla ricerca del mitico paese di El Dorado, ricerca speculare a quella dell'Oro filosofico, allegoria della verità ultima: chi siamo? da dove veniamo? dove andiamo? e soprattutto – direbbe un celebre principe – «per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare»? Questa «semplice informazione» non potrà esserci data da alcun vigile urbano, né da Urbano II o dai cavalieri da lui inviati alla ricerca dell'arca perduta, bensí dal nostro stesso spirito purché abbastanza vigile. Ma poiché non si può vigilare mentre si dorme, e la vita – insegna il Siglo de Oro – è sogno, come andrà a finire? quanto all'oro bramato dai Pizarro e da Orellana, la risposta è nell'anagramma stesso di «come andrà a finire»: «America da inferno».

Ricordiamo che è possibile inserirsi in qualsiasi momento di "Oniricon", senza necessità di aver seguito le puntate precedenti; e che il suo schema tematico è stato generato da un gioco nascosto che sarà rivelato nel corso della puntata finale. Per il programma completo vedi palasciania.blogspot.it. Per ulteriori informazioni contattare il 3479575971 o Palasciano in Facebook.

20 novembre 2017

Genesi e palingenesi del cosmo

Domenica 19 novembre si è tenuta in Capua, a Palazzo Fazio, alla presenza di 19 partecipanti e per la durata di circa due ore e mezza, Da Ofione alle oficleidi del Giudizio, la puntata n. 8 di Oniricon. Appunti per un'enciclopedia delle meraviglie, decimo festival-laboratorio palascianiano di scienza, filosofia, poesia, arti varie, gioco e umana armonia.

La puntata n. 9 (vedi qui) si terrà – sempre gratis – domenica 26 novembre alle ore 18.30 a Palazzo della Gran Guardia (Capua, piazza dei Giudici 6), e si intitolerà Le amazoniche sirene nell'orecchio di Orellana.

La puntata n. 8, intanto, è consistita in una lezione-spettacolo inclusiva fra l'altro di un quiz a premi e di una sessione di laboratorio teatrale, nella quale si è improvvisata una recita (stavolta non comico-fiabesca come nella puntata n. 4, né comico-parodica come nella puntata n. 6, bensì drammatica; o almeno ci si è provato!) su un canovaccio steso da Marco Palasciano a partire dai 23 elementi «seri» proposti dal pubblico durante la precedente puntata, questi:

Ansia – Apri gli occhi, ritrova la tua luce – Arcano XIII (Morte) – Arcano XVI (Torre) – Armatura, per non essere sopraffatti – Ciascuno porti un oggetto – Donna morta – Due personaggi: Persōna e Ghost – Foglie di fico da strapparsi via – Fuoco – Gioco – La morte è la cosa piú certa; si pensi solo a vivere (bene) – Lasciarsi andare al circostante e soprattutto a sé stessi – Libertà personale, che oggidì si sta un po' perdendo (vedi Internet: questi ragazzi dove vanno?) – Lotta di classe (se non lotti recedi; vedi Antonio Ghirelli, Storia di Napoli) – Ludoterapia – Morte – Paradossi – Posizione e alienazione: dove stiamo? dove crediamo di stare? dove ci impongono di stare? dove vorremmo stare? – Scelta vs destino (le nostre scelte sono davvero nostre?) – Senso della leggerezza – Sogno – Sopra il palco il mondo della vita, sotto il palco il mondo della morte.

Di séguito il resoconto più o meno dettagliato della lezione-spettacolo:


I. Scienza e fantascienza
Genesi dell'universo secondo la scienza: teoria del Big Bang. Materia oscura. La fine dell'universo secondo la scienza: Big Crunch e palingenesi o, al contrario, morte termica. Animali simbolici: fenice e urobòro. Teoria del multiverso, versione grezza: infinite variazioni degli stessi eventi, in stile Biblioteca di Babele borgesiana. Teoria del multiverso, versione raffinata: il numero di eventi di un singolo universo procederebbe più rapidamente del crearsi dei vari universi, dunque ogni evento sarebbe unico.

II. Il cosmo: disegnarlo o disdegnarlo?
Il mandàla e la pratica del Dul-tson-kyil-khor. Di contro alla pazienza dei monaci tibetani, l'impazienza dei materialisti nostrani. Il «Tutto è male» dello Zibaldone leopardiano (17 aprile 1826), già commentato nella puntata n. 7 di Oniricon (vedi resoconto d'essa, cap. IX, terzo paragrafo). «Chi – allo stesso modo di chi contrappone finito ad infinito – crede che “alto” e “basso” siano cose distinte, troverà ora disdicevole che in questa lezione io inserisca la seguente barzelletta».

III. E tu chi sei?
Barzelletta delle rane dalla bocca larga (il Ranavuóttolo ha da festeggiare il suo compleanno; mamma Ranónchia lo manda in giro, zompett zompett!, a invitare gli animali del bosco – «Ciuàuo! e tu chi suèiui?» – e domandar loro cosa preferiscono mangiare) e del Ssserpentello miope che ama mangiare le rane dalla bocca larga ma intanto – per fortuna – non trova gli occhiali: «E tu chi sssei?» «(GLOOM!) Ii sini li rini dilli bicchi stritti»...

IV. Gnosticismo
Lo gnosticismo e le sue caratteristiche base: tristezza e angoscia. Dal Demiurgo cattivo del Vecchio Testamento al Dio del Nuovo e a Cristo fratello di Sophia. «Per gnostici, platonici ecc. il calarsi dell’anima nel mondo fisico rappresenta una caduta, una degradazione; per me rappresenta un gioco creato dalle stesse anime, perfettamente funzionale – dati i suoi limiti – al vivere esperienze che nell'illimitato sono impossibili, e nelle quali l’essere trova la propria massima valorizzazione».

V. Induismo e buddhismo
Il karma. Il mokṣa (illuminazione). Differenza tra Brahman (l'assoluto alla base del reale) e Brahma (prima manifestazione di Brahman). Il līlā (il gioco della creazione e distruzione dell'universo iterate ad infinitum). Il monismo. La bhakti. L'Advaita Vedānta. Il dolore deriva dall'avidyā (ignoranza) che ci fa credere che il mondo materiale coincida con la realtà; è come scambiare una corda per un serpente. Il dolore deriva anche dalla tṛṣṇā (la brama di ciò che è transitorio).

Il coccodrillo Arturo nella parte dell'orbettino dell'Eden.
«[...] la donna: “È stato lui! Il serpente mi ha ingannata
e io ho mangiato”. E disse il serpentello risentito [con
sigmatismo
alla gatto Silvestro
]: “Ah, siete proprio bravi
a scaricare il barile! complimenti! che ingrati! se non era
per me, adesso stavate ancora all’età della pietra”. [...]»

VI. I primi tre capitoli del Genesi
I due racconti biblici della creazione: nel primo, Dio è chiamato «Elohim» e l'uomo è creato dopo gli altri esseri; nel secondo, Dio è chiamato «Jahvè» e l'uomo è creato prima. Il Genesi presenta il serpente dell'Eden come un semplice serpente, non come il Diavolo. Il serpente è introdotto nel Genesi per contrastare l'ofiolatria dei cananei. La dottrina gnostica degli ofiti. Lettura (vedi foto qui sopra) di un simpatico adattamento del terzo capitolo del Genesi (adattamento che – va detto ai bacchettoni scandalizzati – ha ricevuto una sorta di placet, sia pure a posteriori, da un prelato, che a udire la battuta finale del serpente ad Adamo ed Eva è scoppiato a ridere: «Se vi può consolare, l’altro ieri ai dinosauri è andata molto peggio»).

VII. Altre storie sull'origine del mondo
Il mito pelasgico di Eurinome e Ofione. Il mito vedico di Indra e Vṛtra. Il mito norreno di Ymir.

VIII. Altri serpenti cosmici e bestie mitiche varie
L'albero cosmico Yggdrasill e i suoi abitanti, tra cui lo scoiattolo Ratatoskr, latore degli insulti che si scambiano l'aquila e il serpente. I figli del dio Loki e della gigantessa Angrboða: Hel, il Miðgarðsormr e il lupo Fenrir. Il serpente Apopi.

Apopi.

IX. Storie sulla fine del mondo
I Ragnarǫk. L’Apocalisse, già trattata nella puntata n. 4; ivi «Gli angeli suonano le trombe del Giudizio; e queste trombe, a mio modesto parere, non potevano essere altro, in realtà, che delle oficleidi. Perché sostengo questo? per poter intitolare la puntata odierna Da Ofione alle oficleidi del Giudizio», dichiara sfacciatamente l'oratore.

X. Altri serpenti
I due serpenti di Tiresia. I due serpenti di Asclepio. Pitone. Il cobra che fece da ombrello a Siddharta (vedi qui). L'aspide di Euridice.

XI. L'anagramma e il caleidoscopio
«Orfeo in amore cala lì nell'èrebo», «L'onorano: era bella e morì felice», «L'amore allea cielo, orbe, inferno», «L'errore folle in Abele: amò Caino», «Al nome bello fra reale e onirico»: cinque anagrammi del nome «Eleonora Carmelina Bellofiore». Anagramma e caleidoscopio come simboli del rimescolarsi degli elementi dell’universo.

Il serpentone, antenato dell'oficleide.

Laboratorio teatrale
Conclusa la lezione frontale, si è inscenata la storia ricavata dai sopradetti 23 elementi proposti dai partecipanti stessi. Titolo: Dramma trito d'un certo (o incerto) Tito. Trama: Tito arriva tardi al lavoro, a causa di una manifestazione che ha bloccato la metropolitana, e quando arriva è in corso uno spaventoso incendio. La sua fidanzata e collega Livia si butta da una finestra del palazzo in fiamme e muore. Avrebbero dovuto sposarsi di lì a pochi giorni. Colleghi e amici fanno visita di condoglianze a Tito, fra l'altro tentando di consolarlo con la filosofia. Tito sogna poi di avere una maschera sul volto, che non riesce a levarsi, e di dialogare con Livia morta; lui si duole dei loro progetti distrutti, lei gli dice che è stato meglio così. Il giorno dopo, Tito partecipa a un laboratorio di ludoterapia consigliatogli da un'amica. Lui e Ubaldo, un baldo giovane, sono estratti a caso per un gioco da fare a coppie (I rifiuti umani; vedi ultimo capitolo del resoconto della puntata n. 5 di Arca Arcanorum). Tito sogna poi di essere morto (vedi qui) e di dialogare con Ubaldo. Al successivo incontro di laboratorio, in attesa dell'inizio, i due hanno un dialogo reale, in cui si rende manifesta la loro reciproca attrazione. Personaggi e interpreti:
TITO, impiegatuccio (Gaetano R.)
LIVIA, collega e fidanzata di Tito (Anna S.)
SILVIA, un'amica di Tito (Annalisa P.)
TOTÒ, psicologo (Marco P.)
UBALDO, un frequentante del laboratorio di Totò (Enrico C.)
COLLEGHI di Tito (Sossio B., Luca C., Pina C., Francesco N.)
MANIFESTANTI (stessi interpreti dei colleghi di Tito)
Tito vuole lanciarsi tra le fiamme.
Livia si lancia dalla finestra per sfuggire alle fiamme.

Gli amici in visita di condoglianze a Tito.

Tito ascolta un amico che tenta di consolarlo.

Si ringrazia Enrico Cardellino per le foto di scena.