20 novembre 2017

Genesi e palingenesi del cosmo

Domenica 19 novembre si è tenuta in Capua, a Palazzo Fazio, alla presenza di 19 partecipanti e per la durata di circa due ore e mezza, Da Ofione alle oficleidi del Giudizio, la puntata n. 8 di Oniricon. Appunti per un'enciclopedia delle meraviglie, decimo festival-laboratorio palascianiano di scienza, filosofia, poesia, arti varie, gioco e umana armonia.

La puntata n. 9 (vedi qui) si terrà – sempre gratis – domenica 26 novembre alle ore 18.30 a Palazzo della Gran Guardia (Capua, piazza dei Giudici 6), e si intitolerà Le amazoniche sirene nell'orecchio di Orellana.

La puntata n. 8, intanto, è consistita in una lezione-spettacolo inclusiva fra l'altro di un quiz a premi e di una sessione di laboratorio teatrale, nella quale si è improvvisata una recita (stavolta non comico-fiabesca come nella puntata n. 4, né comico-parodica come nella puntata n. 6, bensì drammatica; o almeno ci si è provato!) su un canovaccio steso da Marco Palasciano a partire dai 23 elementi «seri» proposti dal pubblico durante la precedente puntata, questi:

Ansia – Apri gli occhi, ritrova la tua luce – Arcano XIII (Morte) – Arcano XVI (Torre) – Armatura, per non essere sopraffatti – Ciascuno porti un oggetto – Donna morta – Due personaggi: Persōna e Ghost – Foglie di fico da strapparsi via – Fuoco – Gioco – La morte è la cosa piú certa; si pensi solo a vivere (bene) – Lasciarsi andare al circostante e soprattutto a sé stessi – Libertà personale, che oggidì si sta un po' perdendo (vedi Internet: questi ragazzi dove vanno?) – Lotta di classe (se non lotti recedi; vedi Antonio Ghirelli, Storia di Napoli) – Ludoterapia – Morte – Paradossi – Posizione e alienazione: dove stiamo? dove crediamo di stare? dove ci impongono di stare? dove vorremmo stare? – Scelta vs destino (le nostre scelte sono davvero nostre?) – Senso della leggerezza – Sogno – Sopra il palco il mondo della vita, sotto il palco il mondo della morte.

Di séguito il resoconto più o meno dettagliato della lezione-spettacolo:


I. Scienza e fantascienza
Genesi dell'universo secondo la scienza: teoria del Big Bang. Materia oscura. La fine dell'universo secondo la scienza: Big Crunch e palingenesi o, al contrario, morte termica. Animali simbolici: fenice e urobòro. Teoria del multiverso, versione grezza: infinite variazioni degli stessi eventi, in stile Biblioteca di Babele borgesiana. Teoria del multiverso, versione raffinata: il numero di eventi di un singolo universo procederebbe più rapidamente del crearsi dei vari universi, dunque ogni evento sarebbe unico.

II. Il cosmo: disegnarlo o disdegnarlo?
Il mandàla e la pratica del Dul-tson-kyil-khor. Di contro alla pazienza dei monaci tibetani, l'impazienza dei materialisti nostrani. Il «Tutto è male» dello Zibaldone leopardiano (17 aprile 1826), già commentato nella puntata n. 7 di Oniricon (vedi resoconto d'essa, cap. IX, terzo paragrafo). «Chi – allo stesso modo di chi contrappone finito ad infinito – crede che “alto” e “basso” siano cose distinte, troverà ora disdicevole che in questa lezione io inserisca la seguente barzelletta».

III. E tu chi sei?
Barzelletta delle rane dalla bocca larga (il Ranavuóttolo ha da festeggiare il suo compleanno; mamma Ranónchia lo manda in giro, zompett zompett!, a invitare gli animali del bosco – «Ciuàuo! e tu chi suèiui?» – e domandar loro cosa preferiscono mangiare) e del Ssserpentello miope che ama mangiare le rane dalla bocca larga ma intanto – per fortuna – non trova gli occhiali: «E tu chi sssei?» «(GLOOM!) Ii sini li rini dilli bicchi stritti»...

IV. Gnosticismo
Lo gnosticismo e le sue caratteristiche base: tristezza e angoscia. Dal Demiurgo cattivo del Vecchio Testamento al Dio del Nuovo e a Cristo fratello di Sophia. «Per gnostici, platonici ecc. il calarsi dell’anima nel mondo fisico rappresenta una caduta, una degradazione; per me rappresenta un gioco creato dalle stesse anime, perfettamente funzionale – dati i suoi limiti – al vivere esperienze che nell'illimitato sono impossibili, e nelle quali l’essere trova la propria massima valorizzazione».

V. Induismo e buddhismo
Il karma. Il mokṣa (illuminazione). Differenza tra Brahman (l'assoluto alla base del reale) e Brahma (prima manifestazione di Brahman). Il līlā (il gioco della creazione e distruzione dell'universo iterate ad infinitum). Il monismo. La bhakti. L'Advaita Vedānta. Il dolore deriva dall'avidyā (ignoranza) che ci fa credere che il mondo materiale coincida con la realtà; è come scambiare una corda per un serpente. Il dolore deriva anche dalla tṛṣṇā (la brama di ciò che è transitorio).

Il coccodrillo Arturo nella parte dell'orbettino dell'Eden.
«[...] la donna: “È stato lui! Il serpente mi ha ingannata
e io ho mangiato”. E disse il serpentello risentito [con
sigmatismo
alla gatto Silvestro
]: “Ah, siete proprio bravi
a scaricare il barile! complimenti! che ingrati! se non era
per me, adesso stavate ancora all’età della pietra”. [...]»

VI. I primi tre capitoli del Genesi
I due racconti biblici della creazione: nel primo, Dio è chiamato «Elohim» e l'uomo è creato dopo gli altri esseri; nel secondo, Dio è chiamato «Jahvè» e l'uomo è creato prima. Il Genesi presenta il serpente dell'Eden come un semplice serpente, non come il Diavolo. Il serpente è introdotto nel Genesi per contrastare l'ofiolatria dei cananei. La dottrina gnostica degli ofiti. Lettura (vedi foto qui sopra) di un simpatico adattamento del terzo capitolo del Genesi (adattamento che – va detto ai bacchettoni scandalizzati – ha ricevuto una sorta di placet, sia pure a posteriori, da un prelato, che a udire la battuta finale del serpente ad Adamo ed Eva è scoppiato a ridere: «Se vi può consolare, l’altro ieri ai dinosauri è andata molto peggio»).

VII. Altre storie sull'origine del mondo
Il mito pelasgico di Eurinome e Ofione. Il mito vedico di Indra e Vṛtra. Il mito norreno di Ymir.

VIII. Altri serpenti cosmici e bestie mitiche varie
L'albero cosmico Yggdrasill e i suoi abitanti, tra cui lo scoiattolo Ratatoskr, latore degli insulti che si scambiano l'aquila e il serpente. I figli del dio Loki e della gigantessa Angrboða: Hel, il Miðgarðsormr e il lupo Fenrir. Il serpente Apopi.

Apopi.

IX. Storie sulla fine del mondo
I Ragnarǫk. L’Apocalisse, già trattata nella puntata n. 4; ivi «Gli angeli suonano le trombe del Giudizio; e queste trombe, a mio modesto parere, non potevano essere altro, in realtà, che delle oficleidi. Perché sostengo questo? per poter intitolare la puntata odierna Da Ofione alle oficleidi del Giudizio», dichiara sfacciatamente l'oratore.

X. Altri serpenti
I due serpenti di Tiresia. I due serpenti di Asclepio. Pitone. Il cobra che fece da ombrello a Siddharta (vedi qui). L'aspide di Euridice.

XI. L'anagramma e il caleidoscopio
«Orfeo in amore cala lì nell'èrebo», «L'onorano: era bella e morì felice», «L'amore allea cielo, orbe, inferno», «L'errore folle in Abele: amò Caino», «Al nome bello fra reale e onirico»: cinque anagrammi del nome «Eleonora Carmelina Bellofiore». Anagramma e caleidoscopio come simboli del rimescolarsi degli elementi dell’universo.

Il serpentone, antenato dell'oficleide.

Laboratorio teatrale
Conclusa la lezione frontale, si è inscenata la storia ricavata dai sopradetti 23 elementi proposti dai partecipanti stessi. Titolo: Dramma trito d'un certo (o incerto) Tito. Trama: Tito arriva tardi al lavoro, a causa di una manifestazione che ha bloccato la metropolitana, e quando arriva è in corso uno spaventoso incendio. La sua fidanzata e collega Livia si butta da una finestra del palazzo in fiamme e muore. Avrebbero dovuto sposarsi di lì a pochi giorni. Colleghi e amici fanno visita di condoglianze a Tito, fra l'altro tentando di consolarlo con la filosofia. Tito sogna poi di avere una maschera sul volto, che non riesce a levarsi, e di dialogare con Livia morta; lui si duole dei loro progetti distrutti, lei gli dice che è stato meglio così. Il giorno dopo, Tito partecipa a un laboratorio di ludoterapia consigliatogli da un'amica. Lui e Ubaldo, un baldo giovane, sono estratti a caso per un gioco da fare a coppie (I rifiuti umani; vedi ultimo capitolo del resoconto della puntata n. 5 di Arca Arcanorum). Tito sogna poi di essere morto (vedi qui) e di dialogare con Ubaldo. Al successivo incontro di laboratorio, in attesa dell'inizio, i due hanno un dialogo reale, in cui si rende manifesta la loro reciproca attrazione. Personaggi e interpreti:
TITO, impiegatuccio (Gaetano R.)
LIVIA, collega e fidanzata di Tito (Anna S.)
SILVIA, un'amica di Tito (Annalisa P.)
TOTÒ, psicologo (Marco P.)
UBALDO, un frequentante del laboratorio di Totò (Enrico C.)
COLLEGHI di Tito (Sossio B., Luca C., Pina C., Francesco N.)
MANIFESTANTI (stessi interpreti dei colleghi di Tito)
Tito vuole lanciarsi tra le fiamme.
Livia si lancia dalla finestra per sfuggire alle fiamme.

Gli amici in visita di condoglianze a Tito.

Tito ascolta un amico che tenta di consolarlo.

Si ringrazia Enrico Cardellino per le foto di scena.

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