25 gennaio 2018

Laboratorio di scrittura antica

Comunicato stampa sulla puntata n. 4 di Dal Paleolitico a Palasciania. Vi preghiamo di pubblicarlo ovunque; e grati vi saremo, in eterno e all'estremo.


Dopo ben tre puntate dedicate alla preistoria – nelle quali, oltre ad ascoltare le più fascinose storie ricavate dalla pura archeologia, il pubblico è stato guidato a modellare vasi, cantare appresso a un flauto e disegnare animali e astri da cui poi trarre un racconto e metterlo in scena – l'undicesimo festival-laboratorio palascianiano di scienza, filosofia, poesia, arti varie, gioco e umana armonia "Dal Paleolitico a Palasciania. Undici salti in accelerazione geometrica lungo la storia dell'Homo sapiens sapiens" giunge alle meraviglie della storia antica: la puntata n. 4 si intitolerà "Età del bronzo. Emancipazione della scrittura dalla contabilità (circa 2700 a.C.)" e consisterà in una lezione-spettacolo di Marco Palasciano integrata da una sessione, com'era facile immaginare, di laboratorio di scrittura.

Intanto saranno inventate la metallurgia e la ruota; sorgeranno la prima città, la sumera Uruk, e a mille chilometri di distanza la prima nazione, l'Egitto; nascerà la scrittura, qui cuneiforme lì geroglifica, e si sistemerà la mitologia; infine a Uruk sarà re Gilgamesh, e su lui e il suo amico Enkidu fioriranno leggende il cui epico e onirico racconto sarà il momento clou dell'incontro, che si terrà – come sempre a ingresso gratuito – domenica 28 gennaio alle ore 18.57 presso Palazzo della Gran Guardia (Capua, piazza dei Giudici 6), vedendo ancora una volta l'Accademia Palasciania in collaborazione con la Pro Loco di Capua. Si vedrà poi dove tenere le restanti otto puntate di questo che, ricordiamo, è un evento itinerante (nei limiti del triangolo "capuacentrico" Teano-Limatola-Sant'Antimo), per il quale gli stessi frequentanti possono proporre nuove sedi.

Ricordiamo altresì che è possibile inserirsi in qualsiasi momento del percorso, senza necessità di aver seguìto le puntate precedenti; i cui resoconti si troveranno in palasciania.blogspot.it, come pure il programma completo di "Dal Paleolitico a Palasciania".

21 gennaio 2018

Neolitico: progresso o decadenza?

Domenica 14 gennaio si è tenuta in Capua, a Palazzo della Gran Guardia, alla presenza di 21 partecipanti e per la durata di circa due ore, Neolitico. Invenzione del vino (circa 7500 a.C.), la puntata n. 3 di Dal Paleolitico a Palasciania. Undici salti in accelerazione geometrica lungo la storia dell'Homo sapiens sapiens, undicesimo festival-laboratorio palascianiano di scienza, filosofia, poesia, arti varie, gioco e umana armonia.

La puntata n. 4 (vedi qui) si terrà – sempre gratis – domenica 28 gennaio alle ore 18.57 a Palazzo della Gran Guardia (Capua, piazza dei Giudici 6), e si intitolerà Età del bronzo. Emancipazione della scrittura dalla contabilità (circa 2700 a.C.).

La puntata n. 3, intanto, è consistita in una lezione-spettacolo – più una sessione di laboratorio da vasai neolitici – durante la quale si sono trattati i seguenti argomenti:

Paleolitico: un ultimo racconto
Circa 10.000 a.C., grotta del Romito (Papasidero, Calabria): un giovane malformato ma amato, «Romito 2», vive assistito dalla comunità; morto, viene sepolto insieme con una donna, con la testa appoggiata sulla di lei spalla, postura inusuale nelle sepolture (vedi qui).

Mesolitico
— Circa 9700 a.C.: a tale data risale il più antico esempio dell'utilizzo di fiori per onorare i morti (vedi qui). Ma soprattutto ha termine la glaciazione Würm, e con essa il Pleistocene; inizia l'Olocene (ancora in corso nel 2018); e nella cronologia non geologica, ma umana, termina il Paleolitico e inizia il Mesolitico. Risale il livello del mare. Le steppe e praterie dell'Eurasia vengono in buona parte occupate dalle foreste; non più grandi madrie di erbivori. Il clima più mite e la caccia spazzano via mammut, cervi giganti, tigri dai denti a sciabola ecc., mentre la popolazione umana si incrementa. Si trovano ora distinte le cinque razze umane: caucasoide, negroide (divisa in congoidi e capoidi), australoide, mongoloide e, da essa derivata, amerindioide. Nel Mesolitico si ha fra l'altro la domesticazione del cane, come aiuto per la caccia. Innovazioni tecniche: scure, barca, slitta. Già da prima dell'Homo sapiens vi era l'uso di macinare i semi. Per la conservazione del cibo, e la sua cottura, vengono fabbricati dei vasi in argilla. Alcune popolazioni continuano la vita nomadica, altre diventano sedentarie. Secondo Jacques Cauvin, alla sedentarizzazione avrebbe contribuito la religione, col suo indurre gli uomini ad adunarsi a fini celebrativi.
— Circa 9500 a.C.: la più antica festa documentata (vedi qui); fu in onore della sepoltura di un'anziana, forse la sciamana del villaggio.
— Circa 9500 a.C.: il più antico tempio in pietra finora rinvenuto, nel sito di Göbekli Tepe (Turchia).
Costruzione del tempio di Göbekli Tepe.
— Circa 9000 a.C.: il più antico granaio finora rinvenuto (vedi qui). Da questa stessa epoca si trova attestato l'allevamento di pecore e capre. (Differenza tra la coda della pecora e quella della capra: la prima punta in basso come, nella Scuola d'Atene di Raffaello, il dito di Aristotele; la seconda fa come il dito di Platone.) Il loro latte, nell'alimentazione umana, era riservato probabilmente ai bambini, non essendo ancora intervenuta in alcuna razza umana la mutazione genetica consentente la persistenza dell'enzima lattasi in età adulta (vedi qui), come che sia, è anche probabile che il latte venisse consumato più che altro sotto forma di yogurt, burro e formaggio (vedi qui).
— Circa 8000 a.C.:, Nataruk (Kenia): il più antico massacro umano documentato (vedi qui). Da questa stessa epoca si trova attestata, in alcune regioni dell'Asia sudorientale, la domesticazione del gatto.

Dal Mesolitico al Neolitico
Il Mesolitico e il Neolitico si sovrappongono: in alcune regioni persiste il Mesolitico mentre in altre già fiorisce il Neolitico, da nuove tecnologie come la ceramica (attestata dall'8000 a.C.) e l'arte di lavorare la pietra non più per scheggiatura ma per levigatura, e soprattutto dal passaggio (causa probabile: l'incremento della popolazione umana) da un'economia di predazione (caccia e raccolta) a una di produzione (allevamento e agricoltura), il che comporta la nascita del villaggio.


Dalla tribù nomade al villaggio
Nel villaggio, l'unità sociale principale non è più la comunità intera (come nella vecchia comunità di cacciatori-raccoglitori, totalmente cooperante) ma la famiglia nucleare. Nasce la repressione sessuale: per controllare l'attività procreativa, le donne vengono definitivamente sottomesse; vengono fissati ruoli sessuali rigidi; il rapporto omosessuale viene reso tabù, in quanto uscente dalla logica del dominio uomo/donna (tutto ciò nella teoria di Lewis Morgan rivisitata da Elio Modugno). Intanto le capanne non sono più ripari provvisori per singoli o gruppi variabili. Nasce un nuovo rapporto con lo spazio, e di conseguenza il concetto di proprietà; iniziano le disuguaglianze; i più ricchi hanno case più grandi. Il crescere della competizione interna alla comunità dà luogo a relazioni sociali più complesse e al bisogno di stabilità, quindi di specialisti nell'arte del governo. Il surplus di produzione conseguente all'attività agricola consente il sorgere sia di tali figure, sia di figure del pari specialistiche come gli artigiani, nonché la realizzazione di opere pubbliche.

Ricostruzione di un interno neolitico. Vedi qui.

Ingegneria genetica ante litteram
La coltivazione di esemplari vegetali che presentavano caratteristiche vantaggiose per l'uomo (per es. cereali con chicchi più grossi) finì con l'alterare il patrimonio genetico di quelle specie; lo stesso accadde con gli animali e il loro allevamento (per es. venivano selezionati gli esemplari più piccoli e mansueti). Questa «selezione artificiale» fu, al principio, inconsapevole.

Dall'agricoltura all'astronomia
Le otto principali specie vegetali domestiche del Neolitico: leguminose: lenticchia, pisello, cece, veccia; graminacee: farro dicocco, farro monococco, orzo; linacee: lino. L'agricoltura stimolò l'osservazione del cielo, non solo quanto a fenomeni atmosferici ma anche quanto al moto degli astri, per distinguere meglio le stagioni ecc.; ond'ecco i primi calendari.

Invenzione del vino
La Vitis vitifera si sviluppa intorno al 7500 a.C. nella regione subcaucasica (future Armenia e Georgia), dove, proprio in riferimento a questo, il racconto biblico del Diluvio universale colloca l'approdo dell'arca di Noè, mitico inventore del vino. Il vino, più che inventato, probabilmente fu scoperto: l'uva veniva raccolta come un qualsiasi frutto zuccherino, e il succo rimasto sul fondo di un vaso che la conteneva fermentò. Fermentazione che sarebbe diventata più facile grazie allo sviluppo dell'arte della ceramica.


Laboratorio ceramico o quasi
Per risparmiare tempo si è rimandato alla puntata sull'età classica il capitolo sul dionisiaco, si è ridotto il capitolo sulle «delizie e delitti» del vino a tre rapide raccomandazioni più o meno paternalistiche – (1) non bevete se dovete guidare; (2) anche se non guidate, non bevete se siete troppo giovani, soprattutto donne; (3) anche se non siete più giovani, evitate gli eccessi – e si è ridotto il capitolo filosofico a una domanda (gli animali e le piante sono stati creati per servire l’uomo? o magari l’uomo è stato creato per servire il gatto? o nessuno è stato creato per servire ad alcunché?) cui il pubblico ha fornito qualche risposta lampo. Si è quindi, a bella chiusa, tenuto un simpatico laboratorio «ceramico o quasi» da vasai neolitici (al posto dell'argilla si è usato un impasto di sale, farina e acqua); eccone a documento, qui di séguito, sei fotografie.



Questa foto è di Mario Ventriglia; di M.P. le altre cinque.



9 gennaio 2018

Storia, filosofia, vino e ceramica

Comunicato stampa sulla puntata n. 3 di Dal Paleolitico a Palasciania. Vi preghiamo di pubblicarlo ovunque; e grati vi saremo, in eterno e all'estremo.


Dopo averci guidato per un'Europa devastata dai ghiacci della glaciazione Würm – nelle cui grotte, splendidamente decorate dai primi esempi d'arte al mondo, resteranno irrisolvibili misteri quali quello dell'uomo-uccello di Lascaux – l'undicesimo festival-laboratorio palascianiano di scienza, filosofia, poesia, arti varie, gioco e umana armonia "Dal Paleolitico a Palasciania. Undici salti in accelerazione geometrica lungo la storia dell'Homo sapiens sapiens" approda alla sua puntata n. 3, che – evocando paesaggi assai più verdi, e animati dalle prime attività agricole – si terrà domenica 14 gennaio alle ore 18.57, stavolta presso Palazzo della Gran Guardia (Capua, piazza dei Giudici 6), vedendo dunque per l'occasione l'Accademia Palasciania nuovamente in collaborazione con la Pro Loco di Capua. Ingresso gratuito, come sempre.

L'incontro consisterà in una lezione-spettacolo di Marco Palasciano, integrata da un laboratorio di ceramica (o quasi) e giochi vari, che avrà come tema di partenza il vino – come è facile intuire dal titolo "Neolitico. Invenzione del vino (circa 7500 a.C.)" – e relative delizie e delitti, per poi volgersi fra l'altro alla sfera del dionisiaco (o meglio ipersfera, dove il basso della pulsione animale diviene tutt'uno con l'alto dell'idea di divino) nonché alla questione religioso-filosofica del ruotare della natura e delle sue risorse – più o meno inebrianti – intorno all'uomo, o al gatto, o a cosa, o a nulla.

Ricordiamo che è possibile inserirsi in qualsiasi momento del percorso, senza necessità di aver seguìto le puntate precedenti, i cui resoconti si troveranno in palasciania.blogspot.it come pure il programma completo di "Dal Paleolitico a Palasciania" e gli annunci di altri eventi palascianiani. Tra i quali, a proposito di vino, uno inclusivo di degustazione a cura della Vigna delle Ginestre – azienda produttrice di Lacryma Christi del Vesuvio DOP – si terrà in Aversa, a Palazzo Cascella, in data da definire; ma già il 14 gennaio a Capua, conclusa la puntata, si avrà una microdegustazione, in occasione della consueta cena comunitaria.

5 gennaio 2018

Marasco incontra Palasciano a Teano

Incontri a Teano
Storie e luoghi narrativi 

A cura dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Teano  
e della Biblioteca Tansillo
con il patrocinio del MIBACT

Marco Palasciano presenta
Wanda Marasco 
e il suo romanzo
La compagnia delle anime finte
finalista al Premio Strega 2017

Sala conferenze del Loggione
Museo Archeologico di Teanum Sidicinum
(Teano, piazza Umberto I)
sabato 13 gennaio 2018 ore 17.30
Ingresso libero

Già sei mesi fa il nostro presidente, Marco Palasciano, presentava La compagnia delle anime finte di Wanda Marasco, gentilissima scrittrice che, per inciso, abita a Napoli nella casa che fu di Ferdinando Palasciano. Chi di Terra di Lavoro mancò quella volta alla Libreria Spartaco, dove l'evento era organizzato dall'Accademia Palasciania, ha ora una nuova occasione – organizzata (per iniziativa del nostro accademico Enrico Cardellino) dal Comune di Teano e dalla Biblioteca Tansillo – per conoscere dal vivo un'autrice di cui sono ormai ben noti lo stile inconfondibile e la straordinaria forza espressiva, che l'hanno fra l'altro portata nella cinquina finalista del Premio Strega 2017, del quale è risultata essere infine – a parer dei più dotti ed onesti letterati – la vincitrice morale.

Quanto al palazzo fatato in cui sabato 13 gennaio 2018 si terrà il nuovo incontro teanese, il Museo Archeologico, è, per inciso, lo stesso in cui nel 2016 Marco Palasciano presentò Antonio Moresco, all'epoca pur egli candidato al Premio Strega: dal che un sillogista folle e con un'infarinatura di Basic inferirebbe che, ond'esser presentati da Palasciano a Teano, è necessario che si sia candidati al Premio Strega e che il proprio cognome sia M+x$+r+y$+sco.

3 gennaio 2018

Un ricordo di Imposimato a Capua

Di Ferdinando Imposimato (1936-2018) l'Accademia Palasciania ha un piacevole ricordo. Il 23 marzo 2000, nella Biblioteca del Seminario vescovile di Caserta (in séguito profanata da tetri convegni omofobi) il nostro Presidente, Marco Palasciano, tenne con lui l'evento Tav: un treno, mille tentacoli, a presentazione d'un libro di Imposimato e di Giuseppe Pisauro e Sandro Provvisionato, Corruzione ad alta velocità (qui un sunto). L'Accademia Palasciania era stata fondata da circa un anno, proprio in occasione del caso Tav; vedi articolo Tav a Capua. Imposimato fu molto cordiale; Palasciano e i palascianisti dell'epoca furono molto onorati d'aver avuto a che fare con lui; e oggi ben gli rende omaggio l'Accademia, dacché è partito per l'iperuranio.

2 gennaio 2018

Il mistero dell'uomo-uccello in estasi

Fuochi visti dal balcone orientale del Palascianeum a Capodanno 2018. Foto di Carolina Pragliola.

Abbraccio collettivo.
Tra domenica 31 dicembre 2017 e lunedì 1° gennaio 2018 si è tenuta in Capua, nel Palascianèum, alla presenza di 9 partecipanti e per una durata incalcolabile (giacché includeva cena e veglione di Capodanno, con tanto di abbraccioterapia allo scoccare della mezzanotte), Paleolitico supremo. Pitture rupestri delle grotte di Lascaux (circa 17.000 a.C.), la puntata n. 2 di Dal Paleolitico a Palasciania. Undici salti in accelerazione geometrica lungo la storia dell'Homo sapiens sapiens, undicesimo festival-laboratorio palascianiano di scienza, filosofia, poesia, arti varie, gioco e umana armonia.

Menu della cena, ideato da Enrico Cardellino, con simpatici riferimenti alla storia di Capua ecc.: aperitivo di benvenuto Torri di Federico II, antipasto Ettore Fieramosca, primo Dal Volturno al mare (fresine ai frutti di mare e pomodorini), secondo L'abbraccio della Mater Matuta (scaloppine di petto di pollo con aromi e limone), due contorni: Allegria di Carnevale (patate a tocchetti aromatizzate al rosmarino e alla cùrcuma) e Palasciano eclettico (insalata mista), frutta Cornucopia (macedonia, noci ecc.), dolci Tesoro dei principi capuani (panettone artigianale, mostacciòli ecc.), bevande Lo spirito e l'acqua santa.

La puntata n. 3 (vedi qui) si terrà – sempre gratis – domenica 14 gennaio alle ore 18.57 a Palazzo della Gran Guardia (Capua, piazza dei Giudici 6), con a seguire una degustazione di vini, e si intitolerà Neolitico. Invenzione del vino (circa 7500 a.C.).

La puntata n. 2, intanto, è consistita in una lezione-spettacolo di Marco Palasciano – comprensiva di una sessione di laboratorio pittorico, narrativo e teatrale – durante la quale si sono trattati i seguenti argomenti:

Venere di Willendorf.
L'arte paleolitica
Essenza dell'arte: l'inutilità, cioè l'eccedere la necessità. L'arte del Paleolitico: Veneri, stauette itifalliche, pitture e incisioni rupestri. Materiali pittorici: terre rosse e gialle, grasso animale e sangue. Abilità dei pittori paleolitici nella raffigurazione di animali; stilizzazione delle figure umane; assenza di riferimenti paesaggistici. L'organizzazione dello spazio decorato secondo André Leroi-Gourhan.

Lo sciamanesimo
Le prime due specializzazioni umane: cacciatore e sciamano. Maschera e bastone sciamanici. La danza e altri metodi per ottenere la trance. Il viaggio astrale verso i mondi invisibili: mondi di sopra, abitati dai maestri spirituali; mondi di sotto, abitati dagli animali di potere. Totem. L'armonia con la madre terra. Il core shamanism di Michael Harner.

Bestiario
Sondaggio: i nostri animali preferiti. — Scenetta dell'ornitorinco fessacchiotto (l'ornitorinco, che fa ancora le uova, ha il cervello sottosviluppato rispetto a quelli dei mammiferi placentati, che perciò lo sfottono e lo pigliano a schiaffetti sul becco a ripetizione; però affettuosamente). — Scenetta del coccodrillo e del piviere (Pluvianus aegyptius) che gli fa la pulizia dentale. — Scenetta dell'Alpheus bellulus (un gamberetto semicieco) e del Cryptocentrus cinctus (l'amico pesciolino che gli tozzoléja sulla testa con la coda per avvisarlo che bisogna nascondersi nella tana, incombendo predatori): vedi qui. — Il mistero dell'evoluzione della mantispa (vespa simile a una mantide). Accenno alla teoria del continuum metafisico delle strutture del mondo fisico.

Foresta di mani. Grotta di El Castillo.

Le petit ours rouge. Grotta Chauvet.
Quattro siti
El Castillo. Il più antico documento finora rinvenuto dell'attività pittorica umana: un disco rosso, databile al 38.800 a.C. circa, nella grotta di El Castillo (Puente Viesgo, Spagna). — Altamira. La grotta di Altamira (Santillana del Mar, Spagna), scoperta nel 1868 dal cacciatore Modesto Cubillas in séguito al crollo di un albero e all'addentrarsi in essa del suo cane, viene esplorata dall'avvocato Marcelino Sanz de Sautola, padrone del terreno, dal 1875; ma ad accorgersi delle pitture è, nel 1879, la sua bambina María. Il mea culpa degli archeologi malpensanti (vedi qui). Picasso: «Dopo Altamira, tutto è decadenza». Chiusura di Altamira, Lascaux e altre grotte per preservarle dai danni causati dall'alito dei visitatori; apertura di copie delle grotte. — Chauvet. La grotta Chauvet (Vallon-Pont-d'Arc, Francia), scoperta nel 1994 dallo speleologo Jean-Marie Chauvet, è visitabile sia in copia sia in virtuale (vedi qui). Esiste anche un documentario di Werner Herzog, La grotta dei sogni dimenticati (vedi qui). Il teschio d'orso sulla roccia simile a un altare. Le petit ours rouge, la figura più simpatica. Il pendente nella sala in fondo e i suoi dipinti misteriosi: il leone, la donna senza testa e il Minotauro. Il paesaggio europeo all'epoca della glaciazione Würm, simile a quello dell'odierna tundra artica: arbusti, licheni, muschio, quasi niente alberi. — Lascaux. Le grotte di Lascaux (Montignac, Francia), dette «La Cappella Sistina della preistoria», sono scoperte nel 1940 dal giovane Marcel Ravidat, anche qui in séguito al crollo di un albero, e anche qui seguendo un cane (il cane di Marcel, di nome Robot). La carica ludica ed erotica delle pitture di Lascaux secondo Georges Bataille. La mucca che salta. L'estinzione dell'uro nel 1627.

La mucca che salta. Grotte di Lascaux.

La lancia dell'uomo morto. Grotte di Lascaux.
L'uomo-uccello di Lascaux
Tra i vari ambienti delle grotte di Lascaux il più suggestivo è il cosiddetto Pozzo, o Lancia dell'uomo morto, dov'è dipinto un uomo con testa d'uccello, e con il pene in erezione, che cade all'indietro davanti a un bisonte che, ferito da una lancia, perde le interiora; nei pressi è un bastone (sciamanico?) sormontato dalla forma di un uccello (un animale di potere?). A questo punto, smorzate le luci nella sala, i partecipanti alla puntata hanno chiuso gli occhi e, a mo' di esperienza guidata, hanno ascoltato la descrizione dell'arrivo al Pozzo fatta da Pascal Quignard in L'immagine che manca ai nostri giorni (e citata in Giuseppe Zuccarino, Due immagini-chiave per Quignard: vedi qui, alle pagg. 9-10). L'«uomo morto» negli scritti di Bataille (vedi qui Maria Barbara Ponti, Georges Bataille e l'estetica del male, per es. a pag. 292, dove citando L'erotismo si accenna al senso di colpa per l'uccisione degli animali tipico delle tribù di cacciatori, come notato da Horst Kirchner, e conseguente rituale di espiazione); in Le lacrime di Eros nota l'affermarsi dell'«accordo essenziale e paradossale [...] fra la morte e l'erotismo» (vedi Zuccarino, cit., pagg. 7-8, dove il discorso sfuma su Quignard e la sua visione dell'«uomo morto desiderante»). Quignard in un'intervista: «l'uomo-uccello in erezione che cade sulla schiena in trance costituisce, per l'umanità, una straordinaria prima immagine di sé stessa». L'uomo morto di Lascaux e il tuffatore di Paestum come emblemi, per Quignard, dell'uscita da sé stessi e dalla realtà ordinaria. Infine: ogni sognatore ovvero cercatore di iperrealtà vorrebbe volare come un uccello, verso le cose uranie e iperuranie, e ha dunque una testa d'uccello.

Il laboratorio pittorico. Foto di Carolina Pragliola.

Laboratorio pittorico, narrativo e teatrale
Palasciano, a chiusa della lezione frontale: «L'arte è forse la migliore stazione da cui partire sul treno dello spirito, per il nostro viaggio verso la Verità Splendente, o quantomeno verso la verità su noi stessi in quanto esseri umani del qui e ora». Ci si è dunque dedicati a disegnare con pastelli a cera, su due cartelloni, per poi ispirarsi ai disegni e inventare delle storie, poi sceglierne una, poi rifinirla collettivamente, e infine metterla in scena. — Trama: un lupo filosofo, distratto dalla bellezza del sole al tramonto, cade nella buca di un mostruoso serpente, che ha già catturato un'oca e si prepara a divorare ambedue le prede; ma l'oca è talmente logorroica e petulante che il lupo, per non sentirla più (il serpente invece è sordo), trova la forza di saltar fuori dalla buca; incontra quindi una testuggine superstiziosa che cerca un quadrifoglio, e che sùbito dopo averlo trovato finisce inghiottita da un cetaceo spiaggiato. Morale della favola:
Un'oca – lo sa bene il Campidoglio –
dinanzi a un gallo, un serpe o un capodoglio
giova più che un tramonto o un quadrifoglio.
Cartellone I. A sinistra il cetaceo, nell'angolo in alto a a destra la testuggine della favola; in
alto, al centro, le petit ours rouge; sotto di esso e un po' a destra, l'uomo-uccello di Lascaux.

Cartellone II. Al centro, mani, tipiche nelle più antiche pitture; in basso a sinistra un cervo ferito da
una freccia; quanto alla favola, in basso al centro sono il lupo e il serpente, e in basso a destra l'oca.