21 febbraio 2018

Perché ancora non c'è il teletrasporto

Comunicato stampa sulla puntata n. 6 di Dal Paleolitico a Palasciania. Vi preghiamo di pubblicarlo ovunque; e grati vi saremo, in eterno e all'estremo.


Giunge a metà percorso l'undicesimo festival-laboratorio palascianiano di scienza, filosofia, poesia, arti varie, gioco e umana armonia "Dal Paleolitico a Palasciania. Undici salti in accelerazione geometrica lungo la storia dell'Homo sapiens sapiens". La sua puntata n. 6 si intitolerà "Medioevo. Distruzione e ricostruzione di Capua (841-856)" e si terrà – come sempre a ingresso gratuito – domenica 25 febbraio alle ore 18.57 presso Palazzo della Gran Guardia (Capua, piazza dei Giudici 6), per la quarantesima volta messo a disposizione dell'Accademia Palasciania dalla Pro Loco di Capua; città lungo il cui ager si vedranno transitare, per l'occasione, gli elefanti di Annibale e (centoquarant'anni dopo) i gladiatori in rivolta con Spartaco.

L'incontro consisterà infatti in una lezione-spettacolo di Marco Palasciano il cui racconto coprirà circa milleduecento anni, a partire dalla prima grande rivoluzione scientifica, quella della civiltà ellenistica; l'ascesa dell'impero romano coinciderà poi con il tramonto della scienza antica (basti pensare all'incapacità di Plinio il Vecchio di comprendere le argomentazioni degli alessandrini), e il medioevo non migliorerà le cose. Come in preda a follia collettiva, si perderanno secoli in assurdi e interminabili tira e molla, tra contese territoriali, dispute religiose e lotte intestine che spesso assumeranno i toni del grottesco e dell'orrido. Tra le poche consolazioni la letteratura, da Menandro a Virgilio e dalla poesia cinese ai racconti delle Mille e una notte. Nel finale della puntata si assisterà alla nascita della Capua nuova dalle ceneri dell'antica, andata in fumo per le zuffe tra i principi longobardi.

Ricordiamo che è possibile inserirsi in qualsiasi momento del festival-laboratorio, senza necessità di averne seguìto le puntate precedenti; i cui resoconti si troveranno in palasciania.blogspot.it, come pure il programma completo.

6 febbraio 2018

Lezione con festino a Carnevale

Comunicato stampa sulla puntata n. 5 di Dal Paleolitico a Palasciania. Vi preghiamo di pubblicarlo ovunque; e grati vi saremo, in eterno e all'estremo.


Dalle piramidi alle Olimpiadi, dai poemi omerici ai testi biblici, dall'illuminazione di Siddharta alla fondazione di Alessandria: l'undicesimo festival-laboratorio palascianiano di scienza, filosofia, poesia, arti varie, gioco e umana armonia "Dal Paleolitico a Palasciania. Undici salti in accelerazione geometrica lungo la storia dell'Homo sapiens sapiens" giunge alla sua puntata n. 5, "Età classica. Aristotele precettore di Alessandro Magno (342-340 a.C.)", che si terrà – come sempre a ingresso gratuito – domenica 11 febbraio alle ore 18.57.

La sede dell'incontro sarà in Capua (poco fuori del centro storico, per chi teme la calca carnevalesca, con comode possibilità di parcheggio). L'ubicazione precisa potrà essere conosciuta dalle persone interessate contattando l'Accademia Palasciania al 3479575971, oppure anagrammando questo endecasillabo: «Antico, non moderno, mi narrò».

La lezione-spettacolo avrà per suo argomento culminante la filosofia greca e includerà una cena comunitaria (con buffet in modalità ognuno-porta-qualcosa), sfociante – in virtù dei suoi giochi – in festino di Carnevale sia pure senza maschere, a parte quelle che eventualmente si disegneranno per fare laboratorio di teatro greco.

Ricordiamo che è possibile inserirsi in qualsiasi momento del percorso, senza necessità di aver seguìto le puntate precedenti; i cui resoconti si troveranno in palasciania.blogspot.it, come pure il programma completo di "Dal Paleolitico a Palasciania".

5 febbraio 2018

Il segreto del vecchio Utnapishtìm

Bulla o crètula, ca. 3300 a.C.
Domenica 28 gennaio si è tenuta in Capua, a Palazzo della Gran Guardia, alla presenza di 14 partecipanti e per la durata di circa due ore, Età del bronzo. Emancipazione della scrittura dalla contabilità (circa 2700 a.C.), la puntata n. 4 di Dal Paleolitico a Palasciania. Undici salti in accelerazione geometrica lungo la storia dell'Homo sapiens sapiens, undicesimo festival-laboratorio palascianiano di scienza, filosofia, poesia, arti varie, gioco e umana armonia.

La puntata n. 5 (vedi qui) si terrà – sempre gratis – domenica 11 febbraio alle ore 18.57 in sede da definire (contattare il 3479575971 o Marco Palasciano in Facebook), e si intitolerà Età classica. Aristotele precettore di Alessandro Magno (342-340 a.C.).

La puntata n. 4, intanto, è consistita in una lezione-spettacolo – più una sessione di laboratorio di scrittura – durante la quale si sono trattati i seguenti argomenti:

I più antichi gettoni d'argilla per tener conti e registrazioni finora ritrovati, ca. 8500 a.C.

Diluvio e dintorni
Circa 7500 a.C.: utilizzo di strumenti in rame nell'attuale Pakistan, ma ottenuti per semplice martellatura del metallo nativo e non ancora per fusione. — Circa 7400-7000 a.C.: in India e in Cina si inizia a coltivare il riso. — Circa 6200 a.C.: nasce la pratica della fusione dei metalli, in ispecifico del rame, in alcune aree del Levante. — Circa 6000 a.C.: invenzione della ruota, dell'aratro, del giogo, del telaio orizzontale ecc. — L'agricoltura e l'allevamento (sul cui avvio vedi puntata n. 3) iniziano a propagarsi dalla Mezzaluna fertile verso occidente, a partire dall'Egeo (ci vorranno circa quattromila anni per arrivare alle coste dell'Europa settentrionale). — La caduta di un frammento dell'Etna in mare causa il più grande tsunami della storia umana (vedi qui). — Circa 5600 a.C.: altra catastrofe: cede la diga naturale che divideva dal Mediterraneo il Mar Nero (all'epoca un lago); nel giro di un anno il Mar Nero (vedi qui i suoi vari livelli) si amplia fino alle dimensioni attuali, sommergendo tutti gli abitati umani della sua costa e dintorni (rimarrà nella memoria umana come il cosiddetto Diluvio universale); tutto ciò almeno secondo l'ipotesi Ryan-Pitman (avvalorata dalla scoperta di costruzioni sommerse a circa 90 metri di profondità, ecc.). — Circa 5500 a.C.: domesticazione del cavallo, a partire dall'attuale Kazakistan. — Circa 5000 a.C.: un emblematico massacro (vedi qui).

Uruk da villaggio a città
Circa 4000 a.C.: sorge in Mesopotamia meridionale l'insediamento di Uruk, che nel corso dei successivi mille anni diverrà la prima città della storia. — Circa 3500 a.C.: inizio della fusione del bronzo nel Caucaso settentrionale. — Prime forme di specializzazione artigianale e di produzione di massa, tra cui l'industria ceramica, e sviluppo di un'estesa rete commerciale (vedi comparsa in Mesopotamia del lapislazuli, originario dell'attuale Afghanistan). — I contrassegni per conti e registrazioni, in uso già da almeno cinquemila anni, si sono evoluti in forme corrispondenti alle varie merci (vedi foto qui a sinistra) e vengono conservati in un contenitore di creta su cui sono impressi sigilli (detto dagli archeologi bulla o crètula; vedi qui); per indicare quali e quanti contrassegni una bulla contenga, un contabile sumèro inventa ora l'espediente di stampigliare su di essa dei pittogrammi indicanti i contrassegni. — Circa 3200 a.C.: per semplificare, non si usano più contrassegni tridimensionali chiusi in una bulla, ma direttamente i pittogrammi stampigliati su una tavoletta. — Circa 3100 a.C.: Uruk è ormai una città. — Invenzione dei segni numerici decimali, segnàti accanto ai pittogrammi (ora, per inciso, incisi con uno stilo anziché stampigliati), cosicché per indicare 14 anfore d'ora in poi basterà disegnare una sola anfora accanto a un segno che vale 10 e quattro che valgono 1, anziché disegnare quattordici anfore.

La scrittura fino alla sua emancipazione dalla contabilità
Circa 3000 a.C.: nasce finalmente la scrittura vera e propria, grazie all'ennesimo contabile sumero: per registrare sulle tavolette di cui sopra i nomi delle persone, egli inizia a usare i pittogrammi per comporre fonogrammi (es.: per indicare l'odierno nome Luca avrebbe usato il disegno di un uomo e di una bocca, giacché in sumero uomo = lu e bocca = ka.). — La tecnica della fusione del bronzo arriva nell'Egeo. — In Egitto nasce la scrittura geroglifica. — Sumeri ed egizi costruiscono le prime barche a vela, quadrata. E hanno arte musicale già alquanto evoluta; è in uso probabilmente la scala pentatonica (curiosità: sia in accadico sia in egizio la parola che indica la musica è la stessa che indica la gioia: qui ningutu, lì hy). — In Mesoamerica si passa da un'economia nomade all'agricoltura, fondata sulla coltivazione del mais. — Circa 3150 a.C.: unificazione dell'Egitto, a opera del primo faraone (vedi qui). — All'epoca il re, in Egitto come altrove, è anche il sommo sacerdote (ierocrazia). Le religioni sono ormai alquanto evolute, con tanto di potente casta sacerdotale. — Circa 2900 a.C.: inizio dell'età del bronzo in Mesopotamia. — Circa 2800 a.C.: prime màstabe. — Circa 2700 a.C.: per la prima volta la scrittura è usata per una funzione diversa dalla contabilità: uno scriba di Ur incide il nome di re Meskalamdug su una coppa funeraria (vedi qui).

Enkidu e Gilgamesh al termine del combattimento
dal quale ha inizio la loro amicizia.
Gilgamesh
Sempre intorno al 2700 a.C., a Uruk è re Gilgamesh (o forse no: personaggio storico mitizzato o personaggio puramente mitologico?), la cui epopea sarà narrata in varie versioni (qui il trailer di una recente trasposizione teatrale). Già poco dopo la sua morte si trovano le prime raffigurazioni in merito, su dei sigilli cilindrici. Al 2150-2000 a.C. circa risale il nucleo più antico dei poemi sumeri in tema. La principale edizione, infine, sarà quella della biblioteca del re assiro Assurbanipal (668-626 a.C): una versione accadica basata su una più antica attribuita allo scriba Sinlequiunninni, di esistenza incerta (in una lista regale si sostiene fosse consigliere di Gilgamesh: vedi qui). L'epopea contiene fra l'altro il racconto del Diluvio universale, narrato a Gilgamesh dal vecchio Utnapishtìm, e vari altri narremi che si ritroveranno in tant'altre narrazioni dei millenni a venire. A bella chiusa della lezione frontale, Marco Palasciano ha declamato una sintesi dell'epopea di Gilgamesh, basandosi in buona parte sulla versione moderna in prosa di Theodor Herzl Gaster (in Le più antiche storie del mondo, 1952), che conclude la storia con l'episodio del serpentello.

Morte di Enkidu. Questa foto e la precedente sono di Brittany Diliberto. Ritraggono Joel David
Santner (Gilgamesh) e Andreu Honeycutt (Enkidu) in Gilgamesh di Yusef Komunyakaa
e Chad Gracia, produzione 2012-2013 (qui il trailer) della Constellation Theatre Company.

Laboratorio di scrittura
Alla lezione frontale ha fatto séguito un gioco basato su 32 frammenti da cui ricavare, riordinandoli e colmando le lacune con l'immaginazione, una storia. I presenti si sono divisi in tre squadre — autonominatesi Anagrammisti anonimi, Gatto matto e Òsculi atellani (gioco di parole tra osci atellani e òscula, baci) — ciascuna delle quali ha elaborato la sua diversa versione di un presunto racconto mitologico. (Nessuno era a conoscenza del fatto che ciascuno dei 32 frammenti era stato preso da un'opera diversa!...)

Il gioco dei 32 frammenti.